Reddito di cittadinanza, da agosto niente assegno per chi può lavorare

Otto mesi di cuscinetto in questo 2023 prima dello stop

Roma, 22 novembre 2022 - I 660mila lavoratori disoccupati che ricevono il Reddito di cittadinanza potranno continuare a ottenerlo per i primi 8 mesi del 2023: a quel punto scatterà lo stop. È questo il compromesso raggiunto nella maggioranza e nel governo tra chi, come la ministra Marina Calderone, il sottosegretario Claudio Durigon, Forza Italia, voleva mantenere il sussidio per tutto l’anno prossimo anche ai cosiddetti 660mila occupabili, e chi, come Giorgia Meloni, puntava su una stretta più vicina. Ma, per i meno abbienti, viene estesa la Social Card per l’acquisto dei beni di prima necessità. L’idea è di toglierlo alla platea indicata, ma l’ipotesi di una cancellazione immediata del beneficio dal primo gennaio, che avrebbe permesso di risparmiare 1,8 miliardi, è apparsa troppo radicale.

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Un ufficio postale dove fare richiesta del reddito di cittadinanza (Ansa)
Un ufficio postale dove fare richiesta del reddito di cittadinanza (Ansa)

Una prima mediazione proposta dalla ministra del Lavoro Calderone prevedeva un anno di cuscinetto (fino al 31 dicembre 2023) in cui inserire i lavoratori occupabili nel mondo del lavoro ma alla fine questa finestra si è ridotta a otto mesi. Salvo eccezioni per le donne incinte. In questo lasso di tempo, come spiega il sottosegretario Fazzolari, il governo dovrà avviare un tavolo per la riforma dell’intero pacchetto di aiuti per i poveri. Con l’obiettivo di arrivare a due forme differenti di aiuto: una per i poveri che, per una serie di condizioni, non possono lavorare, e un’altra, legata strettamente all’obbligo di formazione, per coloro che non hanno lavoro, ma sono in condizioni di lavorare. Ma, sempre nell’ambito delle misure di contrasto della povertà, il governo ha previsto l’estensione a chi ha un reddito inferiore a una soglia attorno ai 20 mila euro della Social card per i meno abbienti. Secondo fonti di maggioranza, la carta per gli acquisti per i beni di prima necessità, che oggi è concessa a over 65 e bimbi sotto i tre anni con particolari requisiti (i titolari sono i genitori) sarebbe cumulabile con la pensione minima e, come già avviene, sarà distribuita dai Comuni.