Reddito di cittadinanza e Quota 100? Basta inasprire i requisiti

Così lo Stato avrà possibilità di manovra

A un certo punto delle sue forsennate giornate di comizi, Matteo Salvini si è spinto a dire che Quota 100 (una sua sciocchezza) sarebbe presto diventata Quota 98, poi 96 e così via. Come si sa,

questo magico numerino è la somma dell’età e degli anni di contributi versati: più si abbassa, più si può andare in pensione prima. Oggi, come si diceva è a 100. Nella testa di Salvini bisogna scendere e tutti andranno in pensione prima. Adesso si legge che invece il premier Conte, non potendo abolire di netto il provvedimento per non irritare troppo la Lega, propone saggiamente di salire invece di scendere: cominciamo con il fare Quota 102. Stiamo arrivando cioè al nocciolo della questione italiana. Non è che i governi italiani abbiano sempre indovinato tutto (saremmo i primi in Europa e non gli ultimi), ma il governo gialloverde (Lega+grillini) ha introdotto almeno due cose letali per il bilancio di qualunque stato: reddito di cittadinanza e appunto Quota 100.

Per ragioni politiche (i proponenti sono ancora protagonisti), i due provvedimenti non si possono eliminare, come sarebbe urgente fare perché bloccano di fatto il bilancio pubblico, impedendo allo Stato di fare investimenti e anche interventi sociali più mirati. Il premier Conte, però, ha indicato una strada possibile: cambiare questi provvedimenti fino a renderli quasi inoffensivi. Per Quota 100 la cosa è semplice: basta salire: 102, 104, 106, fino a raggiungere il risultato desiderato. Per il reddito di cittadinanza la questione è più complessa, ma nemmeno tanto. In origine avrebbe dovuto essere distribuito a tutti gli italiani: l’idea (demenziale) era che una volta assegnato a tutti i cittadini uno stipendio di Stato, tante questioni (lavoro, paghe, ecc.) sarebbero magicamente scomparse e tutti avrebbero potuto passare le giornate a scrivere poesie e romanzi, passeggiare, abbracciare i propri cari. Il paradiso in terra. Dopo un po’, fatti meglio i conti, si è scesi ad appena 11 milioni di possibili beneficiari. Adesso sono meno di un milione. Basta inasprire i requisiti per accedere al reddito di cittadinanza, e si scenderà a poche migliaia. A quel punto la riforma sarà neutralizzata.

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