Mercoledì 24 Aprile 2024

Recovery Plan I primi eurobond in asta a giugno

L’Europa lancia il piano per il Next Generation Eu. Entro 5 anni 806 miliardi. Il 30% con titoli green

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di Elena Comelli

Arrivano i bond europei, su cui sta spingendo da tempo anche Mario Draghi, nell’ambito del piano di Bruxelles per finanziare il Next Generation Eu. Il debutto, ha annunciato il commissario Ue al Bilancio Johannes Hahn, sarà a giugno ed entro il 2026 l’Ue raccoglierà sui mercati 806 miliardi di euro, con un ritmo di circa 150 miliardi l’anno. "La Commissione sarà pronta per andare sui mercati non appena gli Stati membri avranno completato il processo di ratifica" della decisione sulle risorse proprie, ha sottolineato Hahn. I titoli avranno una durata variabile (da 3 a 30 anni), ma è prevista anche l’introduzione di obbligazioni con scadenza inferiore all’anno.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, da parte sua, ha aggiunto che il 30% saranno green bond. Per quanto riguarda la tempistica, è "molto realistico" – ha detto Johnannes Hahn – prevedere che il prefinanziamento di Next Generation Eu, nella misura del 13% dell’ammontare allocato agli Stati, possa essere erogato dalla Commissione agli Stati che si sono visti approvare i piani nazionali di ripresa e resilienza per primi "in luglio" e agli altri "in settembre". Hahn ha precisato che per il prefinanziamento serviranno circa "45 miliardi di euro", somma che può essere raccolta "in due mesi", dato che la Commissione potrà raccogliere circa "15-20 miliardi al mese, in alcuni mesi qualcosa in più".

Il commisario al Bilancio ha confermato che la Commissione si attende la prossima estate di emettere bond con rendimenti negativi. Queste prime emissioni non saranno debiti comuni e mutualizzati, ma rappresentano comunque un passo avanti verso quella condivisione dei debiti che Mario Draghi ha più volte sollecitato. Le emissioni di bond della Commissione europea saranno infatti garantite dagli Stati membri. Il passo avanti sta però nello "sfasamento" tra garanzie (date dagli Stati in base al Pil) e le sovvenzioni (ricevute in base ai bisogni). Dato che le garanzie offerte da ogni Stato non corrispondono alle sovvenzioni che ogni Paese ottiene dall’Europa, una mezza mutualizzazione in fondo c’è. L’Italia deve per esempio garantire all’Unione circa 50 miliardi per il Recovery Fund, ma otterrà sovvenzioni a fondo perduto per 65,5 miliardi.

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