Martedì 16 Aprile 2024

Recovery fund L’accordo è ancora lontano

I ‘paesi frugali’ contro i contributi a fondo perduto. L’Austria: "Non discutiamo l’aiuto ma come farlo".

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Il premier olandese Mark Rutte, 53 anni, leader dei cosiddetti «paesi frugali».

di Elena Comelli

La strada per arrivare a un accordo sul Recovery Fund e il bilancio 2021-2027 è ancora lunga e piena di ostacoli. Ma l’Europa a trazione tedesca di Angela Merkel e Ursula von der Leyen non molla. "Deve esserci comunque un accordo entro quest’estate, non so immaginare un’altra variante", ha detto la cancelliera nel corso della sua prima conferenza stampa a Bruxelles nella veste di presidente di turno dell’Ue. Il fronte del Nord continua però la sua strenua opposizione. A due settimane dall’atteso vertice dei leader Ue - che il 17 luglio si rivedranno a Bruxelles - il premier olandese Rutte ha sostenuto che non c’è "tutta questa folle fretta" di chiudere. Il Recovery Fund, sottolineano fonti della presidenza di turno dell’Ue, dev’essere visto come una via per fare investimenti e rilanciare l’Europa intera a beneficio di tutti.

Un’opportunità che pure i Paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Cechia e Slovacchia), solitamente molto critici verso l’Ue, considerano "interessante". Anche se vorrebbero ottenere più soldi. Ma la linea del Nord non mostra alcun segno di cedimento. La condivisione del debito resta inaccettabile. "Non discutiamo se si debba aiutare ma come si debba aiutare", ha puntualizzato il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, in visita alla Farnesina. In altre parole, il concetto è sempre quello: 500 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto sono troppi.

Nella seconda metà della prossima settimana Charles Michel, il presidente del Consiglio Europeo, presenterà una proposta in cui, secondo quanto si è appreso, confermerà lo stanziamento di 750 miliardi proposta dalla Commissione per il Recovery Fund e ridurrà di qualche decina di miliardi, rispetto ai 1.094 dello scorso febbraio, la dotazione del bilancio 2021-2027. Quest’ultima mossa serve a dare soddisfazione al gruppo dei frugali (Olanda, Austria, Danimarca e Svezia). Novità dovrebbero arrivare sul fronte dei criteri di allocazione dei fondi europei previsti per sostenere la ripresa.

L’idea è di dividere il totale in due tranche. Per la ripartizione della prima, pari al 70% del totale, saranno presi come riferimento il Pil e il tasso di disoccupazione degli ultimi anni. Per la seconda, nel 2022, si prenderanno i dati 2020-2021, che certificheranno sia l’impatto del Covid che della Brexit.

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