Domenica 15 Giugno 2025
GIULIA BERGAMI
Economia

Rapporto Italia Generativa 2024: Giovani, idee e ostacoli

È quanto emerge dal Rapporto Italia Generativa 2024, a cura del Centro di Ricerca ARC dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Rapporto Italia Generativa

Rapporto Italia Generativa

Roma, 27 maggio 2025 – L’Italia è ancora tra i Paesi europei con il maggior numero di imprese attive, ma il suo tessuto imprenditoriale fatica a rinnovarsi. È quanto emerge dal Rapporto Italia Generativa 2024, a cura del Centro di Ricerca ARC dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 2023, con circa 4,5 milioni di imprese, l’Italia si conferma seconda in Europa per numero complessivo di aziende, dietro solo alla Francia. Ma sotto la superficie di questi numeri, si cela una scarsa dinamicità con un basso tasso di natalità delle imprese: solo il 7,9%, a fronte di una media UE del 10,5%. Francia, per confronto, registra un tasso del 14,3%. In Italia, i settori meno dinamici sono il manifatturiero (4,28%), l’immobiliare (4,1%) e l’energia (4,1%). Persino nel settore ICT, l’Italia si piazza penultima in Europa, con un tasso di natalità dell’8,5% contro il 14% della media UE.

Il churn rate – la somma dei tassi di natalità e mortalità delle imprese – è un altro indicatore cruciale. Con un valore del 14,6%, l’Italia si colloca tra le ultime quattro in Europa, distante cinque punti dalla media UE. Un segnale di relativa stabilità, ma anche di scarsa capacità di rigenerarsi. In altre parole, un sistema imprenditoriale maturo, ma poco permeabile al nuovo. A livello territoriale, le province del Centro-Nord mostrano un tasso di natalità più elevato: Milano, Roma, Bolzano e Trieste guidano la classifica. Le province con i numeri più bassi sono invece concentrate nel Sud e nelle isole con Enna, che registra un 3,5%, a fare da chiudi fila.

Giovani imprenditori: entusiasmo vs ostacoli

Non manca la voglia di fare impresa tra i giovani italiani: il 48% preferirebbe lavorare in autonomia piuttosto che come dipendente e anche a livello di creatività le prospettive sono rosee perché solo il 15,8% dichiara di non avere idee imprenditoriali, un dato migliore rispetto a Francia e Germania. Inoltre, l’Italia è al secondo posto in Europa per numero di giovani imprenditori con dipendenti. Tuttavia, l’entusiasmo giovanile si scontra con una realtà fatta di paura del fallimento, carenza di risorse, sfiducia degli investitori e burocrazia. Il 41,8% dei giovani italiani, infatti, cita la mancanza di capitali come ostacolo principale, mentre il 31,8% lamenta la scarsa fiducia nei loro confronti da parte degli investitori.

Il coraggio di fallire: una nuova cultura imprenditoriale

In questo contesto, iniziative come la Scuola di Fallimento, fondata dalla economista e ricercatrice Francesca Corrado, propongono un cambio di paradigma. In occasione del seminario “Avere vent’anni. Comunicazione Responsabile e nuove generazioni. Tra parole e algoritmi: comunicare con etica nell’era digitale” di FERPI, tenutosi lo scorso 8 maggio nell’ambito di Fotografia Europea, Corrado ha decostruito l’ossessione per il successo proponendo una narrazione alternativa, più umana e reale. Il fallimento – ha evidenziato – è parte del percorso di crescita e apprendimento, e normalizzarlo è un passo necessario per restituire ai ragazzi la libertà di sbagliare, di riprovare, di imparare. Una comunicazione responsabile, ha aggiunto, deve includere anche i racconti imperfetti.