Roma, 15 maggio 2024 – In Italia cresce l’occupazione, ma di pari passo aumenta il cosiddetto ‘lavoro povero’. L’andamento è stato fotografato dai dati raccolti dal rapporto annuale dell’Istat relativi al 2023. Un fenomeno che investe prevalentemente i più giovani, ma non solo. Ma vediamo i numeri nel dettaglio.
Occupazione in Italia
Nel 2023, il tasso di occupati tra i 15 e i 64 anni è stato del 61,5% superando del 2,4% il tasso del 2019. Se compariamo i dati italiani con quelli europei emerge un netto divario tra gli occupati delle maggiori economie europee e gli italiani. Nel Bel Paese, in sintesi, il numero degli occupati resta inferiore di 15,9 punti rispetto, per esempio, alla Germania, di 6,9 rispetto alla Francia e di 3,9 rispetto alla Spagna. Nel biennio 2022-23, si legge nel rapporto Istat “a fronte di un rallentamento dell’attività misurata in termini di crescita del Pil (+4,0% nel 2002 e +0,9% nel 2023), il numero degli occupati in Italia è cresciuto a ritmi sostenuti (+1,8% in entrambi gli anni)”. Rispetto al 2019, “nel 2023 la crescita dell’attività economica (+3,5%) è stata il contributo di 2,3 punti percentuali dell’occupazione e di 1,4 punti dell’aumento delle ore lavorate per occupato, mentre la produttività oraria misurata dal Pil ha sottratto 0,3 punti percentuale”.
Lavoro povero
Nonostante i miglioramenti osservati sul mercato del lavoro negli ultimi anni, l’Italia ha una grande massa di lavoratori “poveri”. Tra il 2013 e il 2023, il potere d’acquisto delle retribuzioni lorde (ovviamente con una distinzione tra regioni) è diminuito del 4,5% mentre nelle altre maggiori economie dell’Ue è cresciuto a tassi compresi tra il 1,1% della Francia e il 5,7% della Germania. I dipendenti delle imprese private extra-agricole che nel 2022 si collocano nella fascia a bassa retribuzione annuale, sotto una soglia pari al 60% del valore mediano, sono 4,4 milioni (poco meno del 30% del totale), con un’incidenza molto maggiore per i dipendenti con contratti non standard, soprattutto a termine e a tempo parziale. Le criticità retributive in Italia si associano prevalentemente a giovani, donne e stranieri. Secondo i dati dell’indagine sul reddito e le condizioni di vita nel 2022 la quota di occupati a rischio di povertà in Italia è all’11,5%, mentre nell’Ue è all’8,5% del totale.
Giovani, lavoro e salute mentale
I giovani si confermano la fascia di popolazione tra le più vulnerabili nel mondo lavoro. Tra le altre cose, nell’ambito dell’inchiesta sulle condizioni di salute, i giovani si confermano la fascia di popolazione che dichiara più spesso buone o molto buone condizioni di salute (circa 9 ragazzi di 16-24 anni su 10). Negli anni recenti, tuttavia, è stato osservato un peggioramento degli indicatori di salute mentale, in particolare per le ragazze. L’indice, già ridottosi già nel 2021 in concomitanza del periodo pandemico, scende ulteriormente nel 2023 da 68,2% del 2022 a 66,5%. Tra i ragazzi di 16-24 anni è anche in peggioramento l’eccesso di peso, passato dal 10,6% del 2003 al 15,6% del 2023, con un incremento più marcato a partire dal 2017.