Martedì 16 Aprile 2024

Raddoppiati in dodici anni i “nuovi“ liberi professionisti

I risultati dell'indagine di Confcommercio Professioni. “I professionisti sono il settore più dinamico dell’occupazione perché hanno un ruolo centrale e crescente con il crescere del peso dei servizi - avvisa Anna Rita Fioroni, Presidente dell'associazione della categoria - Devono quindi essere inclusi nelle misure di sostegno ed incentivazione per la competitività e la crescita"

Anna Rita Fioroni, Presidente Confcommercio Professioni

Anna Rita Fioroni, Presidente Confcommercio Professioni

ROMA - Operano per la quasi totalità nei servizi di mercato (98,8%), rappresentano il segmento di gran lunga più dinamico dell’occupazione e generano un reddito complessivo che tra il 2008 e il 2020 è cresciuto del 29,5% passando da 4,9 a 6,3 miliardi di euro: sono i 444mila liberi professionisti non iscritti a ordini professionali che in dodici anni sono quasi raddoppiati (+95,5% dal 2008 al 2020). Un risultato eccezionalmente positivo, confermato anche dal +3,6% del 2020 sul 2019, non compromesso dal Covid che ha invece inciso significativamente nella perdita di ordinistici (-2,3% tra il 2008 e il 2020). Il totale complessivo dei liberi professionisti è pari a 1milione e 352mila (+16,9% dal 2008 al 2020). 

Questi i principali risultati che emergono dall’indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio realizzata per Confcommercio Professioni e presentata nell’ambito del convegno “Professionisti protagonisti del cambiamento”.

La notevole performance dei liberi professionisti non ordinistici testimonia, da un lato, l’importanza di questo segmento per il traino dell’occupazione e la creazione di nuove opportunità di lavoro, soprattutto in un periodo di stagnazione dell’economia, e, dall’altro, la necessità e la domanda di nuove professioni da parte del mercato per venire incontro a bisogni e nuove esigenze di famiglie e imprese.

Alla crescita occupazionale delle nuove professioni fa, tuttavia, da contraltare la questione del valore aggiunto prodotto e, quindi, del reddito. Infatti, il reddito complessivamente generato dai professionisti non ordinistici cresce di quasi un terzo in dodici anni, mentre quello pro capite si sta abbassando ed è pari a 14.205 euro nel 2020 (-33,8% sul 2008, dove un terzo di questa contrazione si concentra nell’anno della pandemia). Ciò avviene non tanto perché scende il reddito dei singoli professionisti ma soprattutto a causa del tumultuoso ingresso di nuovi soggetti che naturalmente entrano con un reddito più basso rispetto alla media e che, dunque, compensano oltre misura l’eventuale crescita del reddito dei singoli professionisti nel corso del tempo. In sostanza, visto che il periodo considerato è il peggiore della storia economica per variazione del Pil pro capite, i professionisti che già stavano sul mercato registrano un reddito stagnante, mentre quelli che entrano hanno un reddito inferiore alla media.

Tra le nuove professioni spiccano figure tipiche, come amministratori di condominio, guide turistiche, optometristi, e figure emergenti, come designer, influencer, formatori, professionisti Ict, consulenti aziendali, wedding planner, welness coach.

Circa la metà della categoria (49,4%) svolge attività scientifiche e tecniche ad alta specializzazione, ma a registrare gli incrementi più forti tra il 2008 e il 2020 sono le attività complementari dei servizi alla persona, dall’istruzione (+262%) all’assistenza sociale (147%) e al tempo libero (123%).  

Per questi professionisti Confcommercio Professioni chiede misure per la competitività e la crescita, a partire dalle agevolazioni per la transizione 4.0, la formazione e la qualificazione professionale, l’attuazione dell’ equo compenso, la tutela del reddito in caso di sospensione/interruzione dell’attività lavorativa, le coperture previdenziali e sanitarie integrative a quelle del sistema pubblico, un fisco più semplice e che tenga conto delle difficoltà del momento, un nuovo welfare per la conciliazione vita/lavoro.

Anna Rita Fioroni, Presidente di Confcommercio Professioni, afferma: “I professionisti sono il settore più dinamico dell’occupazione perché hanno un ruolo centrale e crescente con il crescere del peso dei servizi. Devono quindi essere inclusi nelle misure di sostegno ed incentivazione per la competitività e la crescita. I professionisti sono, inoltre, i principali interpreti della società della conoscenza per il valore delle competenze che apportano e per le quali occorrono sempre più chiari, univoci e trasparenti criteri di  riconoscibilità in favore del mercato e a tutela del consumatore con un ruolo fondamentale delle associazioni di rappresentanza. D’altra parte, dato che le nuove figure professionali sono al centro dei cambiamenti nel mercato del lavoro, occorrono interventi strutturali per garantire nuove tutele e favorire la scelta di autonomia. Tra queste l’equo compenso per le prestazioni professionali anche per le professioni non ordinistiche e in particolare nei confronti della Pubblica Amministrazione". 

"I professionisti - insiste - devono essere destinatari delle agevolazioni per la transizione digitale e tecnologica ed in particolare per la formazione 4.0, oltre che essere inclusi in base alle competenze tra chi può erogarla. Con riferimento al nuovo ammortizzatore sociale per gli iscritti alla gestione separata Inps, l’ISCRO  introdotta in via sperimentale, va valutata l’opportunità di renderla meno onerosa e di allargare la platea dei destinatari; inoltre le politiche attive per la formazione e riqualificazione professionale devono essere rivolte anche al lavoro autonomo professionale. Per il welfare è arrivato il momento di promuovere le coperture previdenziali e sanitarie integrative rispetto a quelle offerte dal sistema pubblico mentre è positivo il percorso avviato per includere gli autonomi negli interventi adottati per il sostegno alla genitorialità, un percorso che però va rafforzato”.

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