Fisco a misura di famiglia. E il Paese cresce

Introdurre il quoziente familiare nel fisco è una scelta politica, ma non dovrebbe dividere destra e sinistra. È una scelta matura di egualitarismo, che restituisce alla famiglie una tassazione più giusta

Ora che il tabù del quoziente familiare è infranto, evitiamo di ricostruire muri ideologici e cerchiamo di ragionare in maniera laica, senza il solito tifo da stadio. Il quoziente familiare è un meccanismo applicato in Francia e in molti altri paesi. Il principio, in sintesi, è che lo Stato riconosce la famiglia fiscale e tassa solo una parte di reddito, ricavata con coefficienti che tengono conto dei componenti del nucleo. Gli effetti pratici sono palesi: secondo Eurispes, l’introduzione nella fiscalità italiana del quoziente familiare alla francese garantirebbe un risparmio medio annuo di 800 euro per famiglia. Si dice che il quoziente familiare agevoli la classe media: giusto, ma sarebbe meglio dire che rende giustizia alla classe media, a chi ha sulla carta un reddito troppo “alto“ per i benefici dell’Isee (che ha palesi limiti), ma che nella vita quotidiana vede il reddito reale ridotto dalle spese sostenute per i figli, per i loro studi e il loro manteniment.

Introdurre il quoziente familiare nel fisco è una scelta politica, ma non dovrebbe dividere destra e sinistra. È una scelta matura di egualitarismo, che restituisce alla famiglie una tassazione più giusta. Senza dimenticare la progressività o togliere risorse alle classi meno abbienti. Il quoziente familiare potrebbe prevedere un tetto per i redditi molto alti, preservando le garanzie ai ceti medi. Non sarebbe assurda una convivenza con l’Isee, che garantisce i redditi più bassi ma che non può essere l’unico strumento di riequilibrio fiscale. L’Isee rientra nella politica assistenziale, ma uno Stato moderno deve andare oltre e modellare un fisco che concorra alla costruzione del futuro. La denatalità, l’abbandono scolastico, il basso tasso di laureati, sono sfide che si vincono con una politica fiscale moderna e non con l’assistenzialismo ottocentesco. Se la sinistra dovesse fare muro solo perché a lanciare il sasso è un governo di destra farebbe un errore storico clamoroso.