Quota 41: la proposta della Lega per andare in pensione prima e quali sono i punti critici

Salvini: "Ho chiesto ai sindacati un confronto". Quanto costa mettere in piedi la misura? Le stime Inps e la proposta di Damiano

Roma, 22 agosto 2022 - È uno dei cavalli di battaglia della Lega in questa campagna elettorale. La proposta si chiama, forse impropriamente, Quota 41 e ha come obiettivo quello di mandare in pensione prima gli italiani. È una delle promesse su cui punta il Carroccio, con Matteo Salvini che oggi riferisce di aver mandato messaggi ai segretario della Cgil, della Cisl e della Uil "per invitarli a trovarci, parlare di Quota 41 e confrontarci. Le polemiche sulle candidature le lascio ad altri", dice il numero uno di via Bellerio a Radio 24. Il problema è sempre lo stesso: la copertura. Per i conti pubblici la misura rischia di essere un salasso inaffrontabile. 

Cos'è la flat tax in parole semplici: pro e contro

Matteo Salvini (Ansa)
Matteo Salvini (Ansa)

Come funziona

Slogan a parte, Quota 41 non è altro la possibilità di andare in pensione al raggiungimento del 41esimo anno di contribuzione, e questo a prescindere dall'età anagrafica. Al momento questa eventualità è prevista solo per alcune fattispecie di lavoratori, vale a dire quelli impegnati in attività usuranti e i cosiddetti "precoci".  La Lega aveva aperto il fronte già negli ultimi scampoli di governo Draghi, per lanciare Quota 41 già dall'inizio del prossimo anno quando andrà in esaurimento Quota 102. Ma l'esecutivo era sempre rimasto freddo sull'ipotesi. 

La pensione anticipata a oggi è possibile solo con un'uscita "ordinaria" che si basa esclusivamente sui contributi maturati. Vi possono aderire i lavoratori che hanno versato contributi per almeno 42 anni e 10 mesi e le lavoratrici che lo hanno fatto per non meno di 41 anni e 10 mesi.

Oltre ai lavoratori precoci, ci sono altre categorie che possono beneficiare già oggi di Quota 41. Si tratta di chi è disoccupato e non percepisce da almeno tre mesi l'indennità di disoccupazione, chi presta cure da almeno sei mesi a un familiare entro il secondo grado di parentela, chi convive con un handicap grave, gli invalidi civili con oltre il 74% di invalidità e coloro che hanno svolto lavori usuranti o mansioni gravose per almeno sette anni negli ultimi dieci e non meno di sei anni negli ultimi sette di attività lavorativa.

I punti critici

La nota dolente riguarda i costi, come sempre. Secondo l'Inps estendere Quota 41 a tutti i lavoratori implicherebbe un'uscita di 4 miliardi solo il primo anno. Se consideriamo un iter decennale, nell'ultima annualità l'esborso per le casse dello Stato sarebbe pari a 9 miliardi. Nei mesi scorsi il presidente dell'Istituto Nazionale di previdenza, Pasquale Tridico, si è schierato a favore della proposta che consente il pensionamento a 63-64 anni con questo espediente: da subito si usufruirebbe della quota contributiva dell'assegna, mentre solo dal 70esimo anno di età entrerebbe nell'assegno la parte retributiva. 

Secondo Cesare Damiano, ex ministro Pd del Lavoro e presidente dell'associazione Lavoro&Welfare, il problema non si risolve con "quota 41" e la previdenza non ha bisogno di "propaganda". Damiano si dice favorevole alla cancellazione della Legge Monti-Fornero sulle pensioni: "Bisogna superarne la rigidità che costringerà ancora ad andare in pensione a 67 anni". La sua proposta è in linea con la posizione di Tridico "Noi proponiamo che l'età di pensionamento possa partire dai 63 anni, con una leggera penalizzazione sulla sola parte retributiva". 

Qualche giorno fa il leader di Azione Carlo Calenda aveva definito la proposta della Lega "irrealizzabile" dal momento che costa "65 miliardi di euro", facendo riferimento alle stime Inps sull'orizzonte decennale. 

"Quanto costa? Per il 2023 quota 41 costa 4 miliardi di euro. Sono tanti? Sì, ma è meno della metà di quello che costa il reddito di cittadinanza", il commento di Matteo Salvini. "Allora preferisco dimezzare il reddito di cittadinanza e mandare qualcuno in pensione dopo 41 anni di fabbrica".