Martedì 23 Aprile 2024

Quota 103, la beffa del Tfr rinviato per i dipendenti pubblici. La circolare Inps / Pdf

La liquidazione arriverà solo dopo il raggiungimento dei requisiti previsti per la pensione di vecchiaia a 67 anni o per la pensione cosiddetta anticipata standard

La circolare n.27 dell'Inps

La circolare n.27 dell'Inps

Roma, 15 marzo 2023 - I pensionandi anticipati del pubblico impiego e della scuola con Quota 103 rischiano una vera beffa per il pagamento del Tfr o di altre forme di indennità di fine servizio. Il Trattamento di fine rapporto, la cosiddetta liquidazione, non arriverà secondo le regole stabilite per l’erogazione in via ordinaria di quanto dovuto al momento del pensionamento, ma solo dopo il raggiungimento dei requisiti previsti per la pensione di vecchiaia a 67 anni o per la pensione cosiddetta anticipata standard.

E così, per capirci, il lavoratore pubblico che abbia 62 anni di età e 41 di contributi e che va in pensione con Quota 103 non riceverà il Tfr o il Tfs una volta passati 12 o 24 mesi dal pensionamento, come accade solitamente a seconda che si tratti di pensione di vecchiaia o anticipata ordinaria. Otterrà la liquidazione, invece, solo dopo che saranno trascorsi i termini indicati dalla data in cui avrebbe teoricamente raggiunto i 67 anni per la rendita di vecchiaia o i 41-42 anni e 10 mesi (rispettivamente per donne o uomini) per la pensione anticipata ordinaria. Insomma, chi andrà via con Quota 103 ad agosto 2023, per fare un esempio, con 62 anni e 41 anni di contributi, vedrà il pagamento del Tfr non prima di altri due anni e 10 mesi se donna o di altri tre anni e 10 mesi se uomo, a partire dalla data di uscita dal lavoro. E, anzi, a tutto vanno aggiunti anche i tre mesi canonici che si prende l’Inps per pagare il Tfr.

L’indicazione, scritta in maniera criptica nella legge di Bilancio, è stata esplicitata in una circolare dell’Inps pubblicata nei giorni scorsi. "Per i lavoratori che accedono alla pensione anticipata in esame - si legge - il termine di pagamento dei TFS/TFR non decorre dal collocamento a riposo, ma dalla data in cui l’interessato avrebbe maturato il diritto alla corresponsione del trattamento pensionistico" ordinario. E si puntualizza: "In virtù di quanto sopra indicato, il termine di pagamento delle indennità di fine servizio comunque denominate (...) non tiene conto della data di collocamento a riposo dell’interessato, ma decorre dal momento in cui il dipendente raggiunge il requisito dell’anzianità contributiva o quello dell’età anagrafica" della legge Fornero. Per concludere: "Pertanto, a seconda dell’ipotesi che si realizza per prima, il trattamento di fine servizio o di fine rapporto sarà pagabile decorsi dodici mesi dal raggiungimento del requisito anagrafico utile alla pensione di vecchiaia ovvero dopo ventiquattro mesi dal conseguimento teorico del requisito contributivo per la pensione anticipata. Decorsi i dodici ovvero i ventiquattro mesi rimane fermo il successivo intervallo temporale di tre mesi, concesso dal legislatore all’Inps, per provvedere al pagamento della prestazione previdenziale". Dunque, chi si appresta a chiedere l’uscita anticipata con Quota 103 faccia bene i conti anche su quando riuscirà a conquistare l’agognato Tfr.

Tanto più che non mancano altri due paletti da considerare. Durante il periodo che intercorre tra la data di decorrenza della pensione anticipata flessibile e la data di conseguimento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, non è possibile cumulare la pensione con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione dei redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5mila euro lordi annui. L’importo massimo mensile della pensione anticipata flessibile in pagamento non potrà superare cinque volte il trattamento minimo stabilito per ciascun anno (per il 2023 l’importo è pari a 2818,65 euro). Tale limite non trova più applicazione al raggiungimento del requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia, che per il biennio 2023/2024 è di 67 anni.

Il testo della circolare Inps 

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