Mercoledì 24 Aprile 2024

Sull'Inps il peso di quota 100. Boom di pensioni anticipate

In sei mesi oltre 96mila hanno approfittato dell'opzione

Pensioni quota 100

Pensioni quota 100

Roma, 26 luglio 2019 - Quota 100 e blocco dell’aumento dei requisiti per le pensioni anticipate spingono in alto i pensionamenti Inps del primo semestre dell’anno in corso. E se non è una vera fuga verso l’uscita, perché i nuovi canali operativi dalla primavera scorsa sono stati gettonati meno delle previsioni del governo, è altrettanto vero che i lavoratori hanno comunque utilizzato in massa le nuove opportunità di lasciare il lavoro in anticipo.

Nei primi sei mesi del 2019 le pensioni liquidate dall’Inps nel complesso delle gestioni sono 233.080, di cui 96.679 sono pensioni di anzianità/anticipate. Un andamento sostenuto dall’effetto dell’avvio di Quota 100 a partire da aprile (ossia la possibilità di uscire prima con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi) e dal blocco dell’incremento dei requisiti per l’accesso alla pensione anticipata, previsto da quest’anno. Al contrario le pensioni di vecchiaia si fermano a 28.859, per effetto dell’aumento dell’età (a 67 anni) per l’uscita. Da gennaio 2019 è infatti scattato l’aumento del requisito di età richiesto per la pensione di vecchiaia, in seguito all’incremento di cinque mesi della speranza di vita. Nel complesso, però, l’importo medio degli assegni, sempre nei primi sei mesi dell’anno, risulta in aumento a quota 1.159 euro (1.084 euro era la media 2018). Rimane ugualmente significativa la quota dei pensionamenti per i superstiti, che raggiungono la cifra di 88.486 nuovi assegni. Quota 100, dunque, ha spinto in avanti le uscite, ma restando al di sotto delle previsioni del governo. Al 22 luglio scorso, infatti, le domande per lasciare il lavoro con la formula indicata arrivano a 162 mila: il che vuol dire che a fine anno, secondo le stime, si arriverà a una cifra del 30 per cento in meno di quanto stimato. Da qui il recupero di oltre un miliardo di risparmi nel decreto legge di qualche settimana fa, destinato a evitare la procedura d’infrazione. E, d’altro canto, anche ieri il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, si è mostrato fiducioso sulla tenuta dei conti. "È una misura pienamente sostenibile – ha spiegato - perché si rimane al di sotto di quanto è stato previsto in modo prudente nella legge di Bilancio. Sono circa 200mila le persone che sono andate in pensione e che ci andranno entro l’anno a fronte della potenziale espansione della misura a circa 290mila pensionandi che la Ragioneria dello Stato ha previsto".

Ma ieri, dall’Istituto di previdenza sono stati divulgati anche i dati aggiornati per il Reddito di cittadinanza. È di 526 euro l’importo medio mensile dell’assegno, di 207 euro per la Pensione di cittadinanza (489 euro se considerati entrambi): a tanto ammontano le somme erogate nei primi tre mesi di vita del nuovo strumento. Concentrato soprattutto nel Mezzogiorno, finora coinvolge circa 2,2 milioni di persone. I nuclei familiari che percepiscono Reddito e Pensione di cittadinanza prevalgono nelle regioni del Sud e nelle Isole, dove raggiungono il 61% del totale, seguono le regioni del Nord con il 24% e, in coda, quelle del Centro con il 15%. Per quanto riguarda le domande, al 17 luglio all’Istituto sono arrivate 1,4 milioni, di cui 905 mila accolte, 104 mila in lavorazione e 387 mila respinte o cancellate (il 28%). Entro l’anno, secondo Tridico, si arriverà a oltre un milione di domande accettate.

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