Quanto ci costa la crisi di governo: il salasso tra mutui, buste paga e bollette

Torna l'incubo dello spread. A rischio il taglio del cuneo fiscale, quello dell'Iva e le scadenze del Pnrr. Anche il salario minimo può saltare

Roma, 14 luglio 2022 - Mutui, bollette, benzina. E, poi, posti di lavoro, conti correnti, inflazione. Per non parlare poi della Borsa, degli investimenti e dei posti di lavoro. Scenari da brividi per una crisi di governo che arriva con la pandemia che rialza la testa, con una guerra dagli esiti imprevedibili nel cuore dell’Europa e con una speculazione sempre in agguato sui mercati.  Se c’era un periodo peggiore per staccare la spina all’esecutivo Draghi non si poteva scegliere meglio. Ma ora non resta che leccarsi le ferite e capire quale può essere l’impatto della nuova tempesta della politica sui nostri portafogli.

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Una veduta di Piazza Affari con L.O.V.E. (Il Dito) di Cattelan

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Spread

Torna anche l’incubo dello spread, vale a dire il differenziale, in termini di tassi di interesse, fra i Btp tedeschi e quelli italiani. Nel periodo migliore del governo dei migliori, ovvero nel primo mese dell’esecutivo Draghi, lo spread era sceso a 82 punti base. Poi, da gennaio ad oggi, via via che si sono accentuate le incertezze della politica, il differenziale è tornato a crescere: ieri ha superato la quota psicologia dei 200 punti percentuali (toccando un massimo di 218 e poi ritracciando), oltre 120 punti in più in un anno.

Il conto, per le nostre tasche, è salato perché, secondo le stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la differenza comporta un onere per le casse dello Stato di circa 13 miliardi di euro in più in spesa per interessi sul debito pubblico. Soldi che avrebbero potuto essere destinati ad altri scopi, a partire dalla riduzione delle tasse.

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Mutui

Già l’inflazione aveva messo le ali ai tassi di interesse sui mutui per l’acquisto della casa. Nel mese di marzo, secondo gli ultimi dati forniti da Bankitalia, gli interessi sui prestiti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Taeg, Tasso annuale effettivo globale) si sono collocati al 2,01% contro l’1,85 di febbraio. Un anno fa erano abbondantemente al di sotto dell’1%. Ora è probabile che le incertezze politiche rallentino il cammino delle riforme facendo crescere, ulteriormente, il rischio Italia sui mercati internazionali. E’ vero che la Bce dovrebbe mettere in campo il suo scudo anti-spread per i Paesi più deboli. Ma è anche vero che lo stellone italiano, senza più la guida autorevole di Draghi, rischia di perdere colpi. Secondo i calcoli del Codacons, una famiglia che accende oggi un mutuo a tasso fisso a 30 anni da 100mila euro spende complessivamente circa 8.812 euro in più rispetto allo stesso prestito acceso a inizio gennaio 2022, solo per il costo maggiore delle rate e senza considerare le altre spese (perizie, spese di pratica, costi bancari, ecc.).

Inflazione

C’è poi la cosiddetta tassa occulta che pesa sui nostri conti correnti e i nostri risparmi determinata dall’impennata dell’inflazione. E’ vero che dal punto di vista formale il nostro capitale resta intatto. Ma dal punto di vista reale con i soldi accumulati sui nostri conto correnti compriamo meno cose rispetto ad un anno fa a causa dell’erosione del potere di acquisto. Secondo le ultime rilevazioni, l’inflazione all’8% ha bruciato circa 82 miliardi sui risparmi dei conti correnti, ovvero 10 miliardi per ogni punto in più di carovita.

Bollette e benzina

A fine mese il governo avrebbe dovuto varare la nuova versione del decreto che azzerava gli oneri accessori delle nostre bollette e azzerava gli aumenti di gas ed elettricità per le famiglie più bisognose. Un intervento che avrebbe potuto raggiungere i 10 miliardi di euro e che ora rischia di finire nel dimenticatoio chissà per quanto tempo. Soprattutto se ci saranno nuove elezioni.

Iva, addio tagli

Fra le misure in cantiere, come annunciato dalla viceministra all’Economia, Laura Castelli, in un’intervista al Quotidiano Nazionale, c’era anche un riduzione delle aliquote dell’Iva per sostenere i consumi e aiutare le famiglie in difficolta. Secondo le stime più aggiornate, la riduzione di un punto percentuale sulle aliquote ordinarie e quelle agevolate, avrebbe prodotto un risparmio di circa 4,5 miliardi di euro sulla spesa delle famiglie italiane.

Cuneo fiscale e salario minimo

Sempre a fine mese era poi previsto l’arrivo del primo modulo del taglio del cuneo fiscale, vale a dire la differenza fra quello pagato dai datori di lavoro e quello incassato in busta paga. L’obiettivo dell’esecutivo era di far arrivare fra 100 e 150 euro in più al mese per i redditi fino a 35mila euro. Era stata, poi, anche avviata la discussione sul "salario minimo all’italiana", con un calcolo della soglia delle retribuzioni al di sotto della quale non può andare, basato sui contratti più rappresentativi. Inoltre, per il calcolo, avrebbe dovuto essere utilizzato il cosiddetto "Tec", il Trattamento Economico Complessivo, una voce che considera il salario più le quote accessorie, come le ferie, le festività e i permessi.

Pnrr

C’è, infine, la tabella di marcia per rispettare le scadenze del Pnrr. Nel primo semestre il governo è riuscito a taglia 45 dei 100 traguardi previsti per il 2022 chiedendo quindi a Bruxelles di saldare la seconda rata del piano, circa 24 miliardi di euro. Ma ora bisognerebbe correre per raggiungere tutti gli altri obiettivi e arrivare al 31 dicembre con le carte in regola rispetto alle richiesta della Commissione Europea. In bilico una tranche di 22 miliardi. Ricchezza in retromarcia L’incertezza politica ha un costo pesante anche sul Pil. Un fattore che si aggiunge al prezzo, già esorbitante, che il Paese sta pagando per il conflitto in Ucraina. Secondo gli esperti, la guerra ha già bruciato un punto di Pil per quest’anno, circa 15 miliardi di euro. Ma le prospettive di un vuoto di potere prolungato rischiano di far rivedere al ribasso la crescita del 2022 che avrebbe dovuto attestarsi sul 2,6%, con un effetto negativo anche per l’anno successivo quando l’Italia era già maglia nera in Europa risultato all’ultimo posto nella classifica del Pil.