Giovedì 25 Aprile 2024

Quanto ci costa abbandonare la Via della Seta

Lorenzo

Castellani

Il rapporto tra Stato e mercato sta cambiando radicalmente per ragioni geopolitiche e di sicurezza nazionale. Il governo italiano sta valutando l’ipotesi di intervenire nella governance di Pirelli per fermare il colosso cinese Sinochem che negli ultimi mesi, con una possibile violazione del patto di sindacato, sta cercando di rafforzare la presa sulla governance dello storico produttore di pneumatici. Il governo si muove sulla base della normativa sul golden power, che permette di intervenire per tutelare l’interesse strategico nazionale. Con il caso Pirelli siamo a un punto di svolta sia nella relazione tra Italia e Cina che in quella dell’estensione della sicurezza nazionale al mercato. Difatti un intervento governativo allargherebbe ulteriormente il raggio di intervento del golden power intervenendo su una società interamente privata che è già partecipata da anni da Sinochem. Le pressioni politiche internazionali spiegano una tale attenzione del governo Meloni: in Europa si parla oramai concretamente di bandire dal mercato del 5G il gigante tecnologico cinese Huaweii, formidabile strumento di influenza e spionaggio del regime cinese, e gli Stati Uniti chiedono agli alleati occidentali una stretta sugli investimenti di Pechino. L’Italia è di fronte a scelte importanti, perché stare dalla parte dell’alleanza atlantica implica un maggiore controllo del mercato, ma questo interventismo statale ha dei costi, i capitali cinesi andranno rimpiazzati. È il preludio di quanto accadrà se l’Italia, come sarebbe saggio fare, sceglierà di uscire dall’accordo per la Via della Seta con la Cina firmato nel 2018.

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