Giovedì 18 Aprile 2024

Qualche crepa nella tenuta dell’economia

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L’IMPRESSIONANTE tenuta dell’economia d’oltreoceano è stata un ingrediente chiave della volonta’ delle banche centrali di inasprire la loro posizione per combattere il picco dell’inflazione. Se le consuete ‘forze auto-stabilizzanti’ – - ad esempio una decelerazione dei consumi causata dall’aumento dei prezzi – non si manifestano, la Fed (in basso, il Governatore Jerome Powell) e la Bce sentono ancora di più la necessità di anticipare i rialzi dei tassi. Tuttavia, è proprio nel momento in cui viene comunicata questa nuova risoluzione che si manifestano segnali di decelerazione. Il dato PMI di giugno inferiore alle attese sia negli Stati Uniti che nell’area euro, insieme alla seconda stima meno preoccupante delle previsioni di inflazione dei consumatori statunitensi nel sondaggio Michigan di giugno, hanno innescato una – rara – revisione al ribasso delle aspettative del mercato sulla traiettoria dei Fed Funds. Inoltre, se per il momento non ci sarà un’ulteriore fiammata di Covid in Cina, l’economia globale potrebbe evitare un’altra fonte di pressione inflazionistica sul lato dell’offerta attraverso i prezzi dei prodotti manifatturieri. Infine, i prezzi del petrolio si sono moderati.

Giunti a metà anno stiamo rivedendo le nostre previsioni sulla crescita e, in considerazione degli ultimi dati, la nostra linea di base è un atterraggio doloroso ma gestibile. Ci aspettiamo una crescita del Pil negli Stati Uniti e nell’area dell’euro inferiore a quella delle due banche centrali, ma proprio per questo pensiamo che l’inasprimento della politica monetaria non sarà cosi’ forte come comunicato finora, il che potrebbe offrire un po’ di sollievo ai mercati per la fine dell’anno. Dobbiamo, tuttavia, tenere d’occhio uno scenario alternativo di "inflazione persistente" che costringerebbe a una maggiore azione di politica monetaria. Non pensiamo che possa assumere la stessa forma al di la’ dell’Atlantico. Negli Stati Uniti, l’inflazione potrebbe essere difficile da domare perché la crescita dei salari rimane troppo forte. La deriva dell’inflazione verrebbe quindi principalmente dal ‘core’, il che renderebbe il lavoro della Fed semplice, anche se doloroso. In Europa, un altro choc esogeno come un ulteriore forte aumento dei prezzi del gas – che sono già saliti la scorsa settimana in reazione alla mossa della Russia sulle forniture – è un candidato più naturale. La Bce probabilmente continuerebbe ad aumentare moderatamente i prezzi per ancorare le aspettative di inflazione, ma ci aspettiamo una certa tensione tra i governi e la banca centrale, mentre la probabilita’ di essere costretti a ricorrere a uno strumento anti-frammentazione sarebbe alta, anche se la capacità dei governi di rispettare una condizionalità anche leggera sarebbe più bassa.

Gilles Moec

Group Chief Economist

di AXA Investment Managers