Putin fa tremare l'economia: ecco i prezzi dei beni che rischiano il boom

Il leader di Mosca minaccia: "Azioni dure contro le imprese che chiudono in Russia. Se continuano a creare problemi, allora i costi dei nostri prodotti cresceranno ancora"

Russia, il presidente Vladimir Putin (Ansa)

Russia, il presidente Vladimir Putin (Ansa)

Roma, 10 marzo 2022  - La guerra in Ucraina è giunta al 15esimo giorno e Putin continua ad accusare l'Occidente minacciando le imprese che hanno deciso di chiudere in Russia. "E' necessario agire in maniera risoluta nei confronti delle società straniere che chiudono le proprie operazioni nella Federazione russa", ha detto il presidente russo. Putin ha fatto notare che "ci sono soluzioni legali" per sequestrare le aziende che hanno deciso di chiudere le strutture nel Paese per via delle sanzioni. "Riguardo a coloro che stanno pianificando di chiudere i loro impianti di produzione, dobbiamo agire con decisione", ha spiegato. "Non dobbiamo assolutamente permettere alcun danno ai fornitori russi locali". "Ci saranno provvedimenti duri", ha tuonato, ipotizzando anche un boom dell'inflazione per i prezzi sui prodotti alimentari.

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"La Russia e la Bielorussia sono tra i più grandi fornitori di fertilizzanti minerali nei mercati mondiali. Se continuano a creare problemi con i finanziamenti, le assicurazioni, la logistica, la consegna dei nostri prodotti, allora i prezzi, già esorbitanti, cresceranno ancora", ha spiegato Putin.

Cosa vende la Russia e a chi

E la minaccia non può che far paura, essendo la Russia secondo Paese al mondo per la produzione di concimi azotati e fosfati. Mosca è seconda anche nella produzione di potassio, che arriva a 7,2 milioni di tonnellate. Il più importante produttore è la Uralkali, un'azienda con 5 miniere e 7 impianti per il trattamento del minerale. In totale, i prodotti dell'industria chimica hanno contato per il 7,6% dell'export russo nei primi 10 mesi del 2021. Mosca è anche il primo esportatore mondiale di grano. Da Russia e Ucraina arriva quasi un terzo delle forniture mondiali di cereali. Importante anche l'export di orzo. In totale le vendite di prodotti alimentari e materie prime per la loro produzione rappresentano il 7,2% delle vendite all'estero.

Il 53,8% dell'export russo è poi legato all'energia. Mosca è il primo esportatore globale di petrolio, con 7,8 milioni di barili al giorno a dicembre scorso, di cui 5 milioni di greggio e condensato e 2,85 milioni di prodotti petroliferi raffinati. I primi 10 mesi del 2021 hanno visto tuttavia un calo del 26,1% delle forniture di benzina e del 4,7% di quelle di greggi. Una diminuzione legata alle restrizioni imposte alla produzione nell'ambito degli accordi Opec+ e all'aumento dei consumi interni.

La Russia è inoltre il quinto produttore al mondo di acciaio, preceduta soltanto da Cina, Giappone, India e Stati Uniti. Sul totale delle esportazioni russe, il valore di quelle di metalli e prodotti in metallo si attesta all'11,2%. Tra gennaio e ottobre 2021 il valore delle esportazioni di metalli era risultato in crescita dell'87%, con il volume fisico in aumento del 13%. Questo nonostante la frenata dell'export di rame e nichel, dopo la decisione della Cina di puntare maggiormente sulle proprie riserve. 

A colpire, nei dati forniti dal Servizio doganale federale russo, è una voce residuale, quella delle "merci secretate". Si tratta di armi, aerei, materiali nucleari e altro che valgono nel complesso 8,1 miliardi di dollari. La prima acquirente è risultata sia nel 2020 che nel 2021 l'Algeria e tradizionalmente sono stabilmente nella top ten Cina e India. Tuttavia figurano nella lista anche molti Paesi Nato, dagli Usa alla Germania, dalla Gran Bretagna all'Estonia.

Complessivamente l'interscambio russo si poggia per l'86,9% su Paesi che non facevano parte dell'ex Urss. La Cina è il principale partner commerciale di Mosca, con un valore dell'interscambio pari a 112,4 miliardi di dollari. Sul podio salgono anche Germania (46,1 miliardi) e Paesi Bassi (37 miliardi). Gli Stati Uniti sono quarti con 28,8 miliardi, l'Italia settima con 23,7 miliardi, preceduta anche da Turchia (25,7 miliardi) e Corea del Sud (24,4 miliardi). Il restante 13% dell'interscambio si rivolge invece a Paesi della Comunità degli Stati indipendenti, soprattutto a Bielorussia (13,4 miliardi) e Kazakistan (11,4 miliardi).