Publiacqua riparte da 37 milioni di utili ai soci Perra: "Il Covid-19 non ha smorzato lo sviluppo"

Viaggio nell’universo della società idrica toscana. .

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di Giuseppe Catapano

"Continuiamo a investire: la crisi non ha fermato i nostri piani". Lorenzo Perra è il presidente di Publiacqua, società che gestisce il servizio idrico in 45 comuni della Toscana (province di Arezzo, Firenze, Pistoia e Prato). E che vuole continuare a crescere, puntando soprattutto sull’innovazione. Presidente Perra, partiamo proprio dalla crisi: quanto ha impattato l’emergenza sanitaria sulla vostra operatività?

"L’attività non si è mai fermata. Abbiamo realizzato nei primi cinque mesi dell’anno oltre 30 milioni di investimento, le nostre squadre erano operative sul territorio e lo smart working ha riguardato il 50% degli addetti su circa 600 persone. Per operai, operatori di laboratorio e turnisti negli impianti non è stato possibile ricorrere al lavoro da remoto e ci siamo impegnati per garantire la continuità del servizio insieme alla loro sicurezza. Dal 2012 Publiacqua utilizza il Workforce management, sistema che oltre a portare un incremento di produttività innalza anche il livello di sicurezza: nella fase più complessa dell’emergenza sanitaria si è rivelato molto utile".

La gestione del rapporto con la clientela è stata una delle note dolenti per molti gestori di servizi pubblici, durante il lockdown. Come vi siete adeguati allo scenario?

"Durante il lockdown si è resa necessaria la chiusura dei nostri sei sportelli, ma ne abbiamo già riaperti quattro. Dall’app alla chat, abbiamo utilizzato diversi strumenti per soddisfare le richieste degli utenti che comunque hanno sempre avuto a disposizione un numero verde".

Sono aumentati gli insoluti a causa della crisi?

"Non c’è stata una significativa riduzione dei pagamenti, il nostro è un territorio virtuoso. La quota di insoluti, normalmente intorno al 2%, è diventata il 4%: se confermata a fine anno, considerando i 270 milioni di fatturato, il ‘peso’ sarà di circa 10 milioni. Parliamo comunque di una percentuale limitata, va considerato che abbiamo messo in campo diverse azioni a supporto dei clienti, dalla sospensione dei solleciti alle rateizzazioni annuali".

Capitolo investimenti: quali saranno gli ambiti di azione?

"C’è stata una lieve flessione nel periodo di lockdown, di circa il 5%, non per nostre limitazioni ma perché alcune ditte appaltatrici hanno trovato difficoltà nell’approvvigionamento dei beni e nel garantire la presenza del personale. Nella fase due abbiamo recuperato il terreno perso: di solito i nostri investimenti ammontano a 100 milioni all’anno e poco meno della metà delle risorse è già stata impiegata nel primo semestre del 2020. Dei 100 milioni complessivi, il 50% è destinato al rifacimento delle condutture di acquedotto, di recente abbiamo inaugurato un tratto di 240 metri dell’acquedotto di Lungarno Acciaiuoli a Firenze con la tecnologia no-dig, senza ricorrere a scavo".

E la depurazione?

"È l’altro grande ambito di intervento, se si considera che stiamo ‘allacciando’ agli impianti tanti centri abitati che prima non erano interconnessi. Ne sono esempio Firenze con l’impianto San Colombano, ma anche Pistoia e il Chianti. Entro il 2021 il 90% della popolazione nel territorio in cui operiamo sarà servita da depurazione, quando abbiamo preso in gestione il servizio idrico, nel 2002, la quota era al di sotto del 50%. Il nostro piano è ambizioso, dal 2002 abbiamo investito 1,3 miliardi di euro e non ci fermiamo: la media annua pro-capite dei nostri investimenti è di 70 euro ad abitante, il doppio rispetto allo standard. Tutto questo considerando che l’unica fonte è l’Arno e non ci sono riserve adeguate".

Intanto, con il peggio dell’emergenza sanitaria alle spalle, avete approvato il bilancio.

"L’approvazione è stata accompagnata dalla decisione di distribuire integralmente gli utili, con 37 milioni di euro erogati ai soci. Se ai dividendi aggiungiamo i canoni, quest’anno erogheremo circa 70 milioni agli enti pubblici che possono utilizzare tali risorse per alimentare i propri bilanci. In più pagheremo 20 milioni di imposte".

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