New York, 12 settembre 2023 – Oggi è cominciato il primo processo per monopolio dell’era digitale negli Stati Uniti. Si prospetta una battaglia legale epocale: il Dipartimento di Giustizia, dopo quasi 3 anni di istruttoria, porta in tribunale il gigante tecnologico Google con l’accusa di violazione sistematica delle norme antimonopolio.

Il processo durerà almeno 10 settimane e la decisione del giudice federale Amit Mehta potrebbe cambiare l’intero futuro del settore. Gli effetti del caso andranno ben oltre Google e potrebbero rappresentare una pietra miliare nella ‘guerra’ tra i governi e le Big Tech.
Per trovare un caso simile dobbiamo tornare al 1998, ben 25 anni fa, quando Microsoft fu accusata di abuso di posizione dominante perché impose di default il suo browser Explorer sui dispositivi Windows. L’azienda fondata da Bill Gates pagò anche AOL e Yahoo! in cambio dell’adozione del software, facendo fuori il suo maggior competitore, Navigator di Netscape.
Le accuse fatte nei confronti di Google richiamano in parte quelle contro Microsoft di un quarto di un secolo fa. Il celebre motore di ricerca domina circa il 90% del mercato godendo di un quasi monopolio. Secondo il Dipartimento di Giustizia, questo successo non deriva solo dalla sua efficacia ed efficienza, ma anche dal fatto che il colosso della Silicon Valley ha pagato diversi miliardi di dollari a produttori di dispositivi mobili, operatori telefonici e browser per impostare Google come motore di ricerca di default sui propri prodotti.
L’idea dell’indagine è nata nell’era Trump, ma si è avviata nell’ottobre 2020 con una denuncia formale sotto l’amministrazione Biden. Negli anni a seguire, le parti hanno prodotto 5 milioni di pagine di documenti e sono stati registrati circa 150 testimoni. Il processo non prevede la presenza di una giuria, quindi la sentenza finale dipenderà solo dal giudice Mehta, nominato dall’allora presidente Barack Obama nel 2014. Per decenni, le corti hanno deciso contro le aziende solo quando la loro condotta causava un concreto danno (soprattutto economico) ai consumatori. I critici sostengono che facendo così le autorità statunitense lascino liberi i servizi ‘gratuiti’ come Google.
“Questo processo è un grande banco di prova per l’intero programma antitrust del governo”, ha detto Rebecca Allensworth, docente presso la facoltà di giurisprudenza della Vanderbilt University, citata dal New York Times. “In ultima analisi, il processo mostrerà se le leggi antitrust varate nel 1890 possono funzionare anche nell’economia di oggi”, ha aggiunto. Nel caso la Corte dovesse condannare il colosso tecnologico, Google potrebbe essere costretto a cancellare l’accordo con Apple o ad astenersi dalle aste per ottenere la posizione di default in vari sistemi. In ogni caso, la divisione dell’azienda come sanzione è piuttosto improbabile.
"Questo caso riguarda il futuro di internet e se mai Google affronterà una significativa concorrenza”, ha detto il legale del Dipartimento di Stato Kenneth Dintzer all'apertura del processo contro Google per monopolio.