Procedure fallimentari e immobiliari Tempi più brevi, meno sofferenze Ma non in tutti i tribunali italiani

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MILANO

A MACCHIA di leopardo. I tempi di chiusura delle procedure fallimentari e immobiliari hanno un’incidenza notevole sul valore degli Npl, i crediti deteriorati cioè, punto nevralgico del sistema bancario italiano. Nel 2018 i tempi di chiusura per fortuna sono complessivamente calati – e questo si ripercuote positivamente sulle sofferenze – ma i risultati sono ancora fortemente differenziati sul territorio: per i fallimenti si va da 4 a 18 anni e se solo ci si uniformasse ai tribunali più efficienti le sofferenze sul mercato, stimate in 25 miliardi, ne varrebbero addirittura 37. E’ quanto emerge dall’interessante report ‘La durata dei fallimenti e delle esecuzioni immobiliari e gli impatti sugli Npl’ rilasciato da Cerved (una data-drive company specializzata nell’analisi e nella gestione del rischio di credito) e da La Scala (law firm con sede principale a Milano costituita in forma di società per azioni tra avvocati) e che ha tracciato le performance di tutti i tribunali italiani.

UN PORTAFOGLIO di 100 euro di crediti bloccati in società fallite potrebbe valere 27 euro nei tribunali più efficienti e solo 5 in quelli più lenti; l’equivalente fermo in esecuzioni immobiliari varrebbe fino a 60 euro a Trieste, il foro più rapido, ma appena 8 euro a Locri. Nel complesso, il valore netto stimato delle sofferenze sul mercato si attesta a circa 25 miliardi di euro se si valuta con la prospettiva di un investitore specializzato in Npl (il 26% del valore lordo, pari a quasi 100 miliardi a fine 2018), mentre dal punto di vista delle banche, che possono finanziarsi a tassi decisamente più favorevoli, risulterebbe pari a 34,5 miliardi. Secondo le elaborazioni di Cerved e La Scala questo valore potrebbe aumentare in modo consistente se tutti i tribunali si uniformassero per efficienza a quello di Trieste: 12 miliardi in più (37 in totale) nell’ottica di un investitore e 8,3 miliardi in più in quella di una banca.

«VELOCITÀ ed efficienza sono i principi che dovrebbero guidare l’attività di recupero dei crediti – commenta Valerio Momoni, direttore marketing e business development di Cerved –. La lentezza in questo processo, effettiva o anche solo percepita, riduce il valore dei crediti deteriorati con impatti importanti sui bilanci delle banche e sull’economia dell’intero Paese». Come abbiamo detto, i dati analizzati da Cerved e La Scala confermano un quadro di miglioramento. «Valutare l’impatto dei tempi di durata delle procedure, esecutive e fallimentari, significa verificare la capacità del sistema di smaltire l’arretrato accumulato, l’incidenza delle riforme legislative, il miglioramento delle singole fasi del processo e, non ultimo, la concentrazione geografica e numerica dell’efficienza o inefficienza. I dati analizzati confermano un trend positivo e un’inversione di rotta determinata anche dalle recenti riforme: si inizia a recuperare l’arretrato e migliora la produttività degli uffici giudiziari», sottolineano le partner di La Scala, Tiziana Allievi, responsabile del Team esecuzioni immobiliari, e Luciana Cipolla, responsabile del Team concorsuale.

NEL 2018 complessivamente l’efficienza dei tribunali italiani è migliorata con un 2.8% di procedure chiuse in più; anche i tempi di chiusura si sono abbassati di circa 4 mesi: 7 anni e un mese di media. Anche se nel 2018 – sembra incredibile – c’erano ancora fallimenti con una durata superiore a 18 anni. Ma restano differenze abissali tra le zone geografiche. Tempi di chiusura dei fallimenti: il Nord ha performance migliori col Trentino Alto Adige in pole (5.2 anni), Lombardia (5.4) e Valle D’Aosta (5.5). L’Emilia Romagna (6.1) è sesta, la Toscana (6.2) settima. Tra le città la forbice va dai 3.8 anni di Crotone ai 18.5 di Messina. Un dato eclatante. Ferrara è il tribunale con meno fascicoli pendenti (l’intera Emilia Romagna è la guerra regione più virtuosa). Umbria (Spoleto in coda), Basilicata e Sicilia le maglie nere per le pendenze.

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