Price cap gas, Europa resta divisa. I Paesi favorevoli e quelli contrari

Germania e Norvegia guidano il partito del "no". Berlino perché dipende troppo dalla Russia, Oslo perché sta facendo affari d'oro

Un gasdotto

Un gasdotto

Roma, 8 novembre 2022 - Pensate a un'assemblea di condominio dove gli interessi dei singoli proprietari spesso non coincidono con quelli della collettività. Sta succedendo più o meno così nel "condominio" Europa di fronte all'ipotesi di un price cap al gas. Se contro l'aggressione all'Ucraina e le conseguenti sanzioni alla Russia c'è stata una completa sintonia d'intenti, lo stesso non si può dire di fronte alla proposta di introdurre un tetto al prezzo del gas determinato al TTF (Title Transfer Facility), il mercato virtuale per lo scambio del gas naturale con sede in Olanda. Così non stupisce che il seminario tecnico online organizzato ieri dalla Commissione europea con i rappresentanti dei governi nazionali si sia concluso con un nulla di fatto, mettendo in evidenzia ancora una volta le resistenze del fronte guidato dai Paesi più dipendenti dal gas russo, Germania in testa. Tutti elementi che, dopo la prima intesa di principio tra i leader Ue al vertice del 20 e 21 ottobre scorsi, non lasciano ben sperare sulle possibilità che i ministri dell'Energia riescano ad accordarsi per un via libera definitivo al tetto al Consiglio di emergenza convocato a Bruxelles il 24 novembre prossimo.

Un gasdotto
Un gasdotto

Cammino in salita

Che la strada sia in salita lo conferma anche Stefano Grassi, capo di gabinetto della commissaria Ue per l'Energia Kadri Simson. "I Paesi membri sono divisi e quelli con spazio fiscale maggiore sono i meno interessati poiché temono di più le implicazioni sulla sicurezza degli stock". Il corridoio di prezzo dinamico resta "una misura plausibile" ma "in ultima istanza e da usare con grande cautela" e, ha indicato, vi sono "altre strade" per ridurre i prezzi dell'energia, come gli acquisti comuni e le misure di risparmio energetico. La grande battaglia europea è quale peso dare alle diverse strade sul tavolo - price cap, acquisti comuni e riduzione della domanda su tutte -, "ma non è certamente possibile rispondere a questa crisi per via nazionale e usando gli aiuti di Stato e il peso delle economie nazionali, perché sarebbe il suicidio dell'Ue".

Gli ingressi dei gasdotti internazionali in Italia
Gli ingressi dei gasdotti internazionali in Italia

I favorevoli

Sono 15 i Paesi membri favorevoli all'introduzione del price cap: Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna. "Il price cap è l'unica misura che aiuterà ogni stato membro a mitigare la pressione inflazionistica, gestire le aspettative e fornire un quadro in caso di potenziali interruzioni dell'approvvigionamento e limitare i profitti extra nel settore. Questo tetto è la priorità", si legge in un documento firmato dai ministri competent e inviato il 27 settembre scorso proprio a Kadri Simson, commissaria europea per l'Energia.

I contrari

Il fronte dei Paesi contrari al price cap è guidato dalla Germania, tra i Paesi più dipendenti dal gas russo. Del gruppo fanno parte anche Olanda, che comunque trae benefici dalla presenza della Borsa del gas sul proprio territorio e soprattutto la Norvegia, che non è membro dell’Unione europea, ma partecipa sia allo Spazio economico europeo che all’Associazione europea di libero scambio e di conseguenza attua nella sua legislazione le Direttive e i Regolamenti dell’Unione europea. Nel 2021 Oslo è stato il secondo fornitore di petrolio dell’UE, ma in seguito alle sanzioni alla Russia il suo contributo è aumentato. Si è stimato che la Norvegia fornirà circa 90 miliardi di metri cubi di gas all’UE e 36 alla Gran Bretagna divenendo di gran lunga il nostro maggiore fornitore. Questo significa enormi guadagni a cui Oslo non vuole rinunciare. "Il gas non lo vende il governo ma sono le aziende private. Per questo riteniamo che la soluzione più ragionevole sia quella di avere un quadro di confronto tra le aziende fornitrici e quelle acquirenti", dichiarato il ministro dell'Energia norvegese, Terje Aasland rispondendo a una domanda sulla contrarietà della Norvegia al price cap sul gas. "Nemmeno la Commissione, o la commissaria Simson, comprano il gas. Ma sono le nostre compagnie. Quello che vogliamo è fornire certezza e prevedibilità per gli acquisti nel futuro", ha replicato Kadri Simson, commissaria europea per l'Energia.

Il G7 e l'Australia

l G7 e l'Australia hanno deciso di fissare un prezzo fisso, e non variabile, quando sara' finalizzato il tetto al prezzo sul petrolio russo alla fine di questo mese. Lo riferisce Reuters citando fonti vicine al dossier. I funzionari statunitensi e i paesi del G7 stanno portando avanti i negoziati nelle ultime settimane sul piano per mettere un limite di prezzo per le spedizioni di petrolio via mare, che dovrebbe entrare in vigore il 5 dicembre. La misura punta a limitare la capacita' di Mosca di finanziare l' invasione dell'Ucraina. "La coalizione ha concordato che il prezzo massimo sarà fisso", ha riferito una fonte.