Price cap sul gas, l’economista: compromesso utile. "Ma la bolletta non calerà per magia"

Tabarelli, Nomisma: "Il price cap europeo eviterà nuove fiammate, non alleggerirà il carico per le famiglie. Per quello servono interventi immediati. Noi siamo ancora qui a discutere su dove mettere un rigassificatore"

Roma, 19 dicembre 2022 - "Non sarà una svolta, è solo un piccolo correttivo". Davide Tabarelli, 62 anni, una cattedra all’Università di Bologna, presidente di Nomisma Energia, è una delle voci più autorevoli in Italia sul tema dell’energia. E, nell’intervista a Qn spiega perché non bisogna attendersi miracoli dall’accordo sul Price Cap raggiunto.

Eppure tutti cantano vittoria. Perché è così cauto? "L’unica cosa vera è che questa intesa sgombra il campo da questioni tecniche e fumose e lascia spazio alle cose più concrete. Ma, sicuramente, non sarà con il Price Cap che l’Europa supererà l’emergenza".

In effetti, dopo la notizia dell’accordo, è passato da 106 a 111 euro a megawattora. Forse è un livello troppo alto? "Il tetto a 180 euro fissato dall’accordo è meno dei 375 che aveva proposto la Commissione Ue nella prima versione dell’intesa, è quasi la metà del picco dei 350 euro raggiunto a fine agosto. Ma non dobbiamo dimenticare che la media degli ultimi anni era di 20 euro. E che, alla produzione, il costo è della metà. Stiamo, insomma, parlando di cifre davvero assurde".

Intesa Ue sul price cap a maggioranza
Intesa Ue sul price cap a maggioranza

Leggi anche: La crisi energetica è troppo forte: gli italiani intaccano i risparmi

Ma avremo, almeno, bollette più leggere? "Diciamo che questo potrà avvenire solo in prospettiva. Il price cap, nell’immediato, potrà aiutarci ad evitare nuove fiammate questo inverno o nella prossima estate, quando dovremo ricostituire le scorte. Ma per ridurre le bollette serve altro".

Che cosa bisognerebbe fare? "Pochi lo dicono ma la verità è che siamo ancora in emergenza. E, di fronte a tutto questo, l’Europa fa dei pastrocchi come se fosse l’alchimista stregone. Siamo messi talmente male che non invidio i politici europei, ma accordi come il price cap complicano le cose. Occorrerebbe, invece, militarizzare la crisi, come abbiamo fatto per il Covid, con interventi massicci. In Italia, ad esempio, non possiamo discutere per mesi per fare un rigassificatore o per aumentare la produzione nazionale di gas o per aprire qualche centrale a carbone in più. Serve tutto immediatamente. E, forse, serve anche un po’ di recessione…"

Non sta esagerando? "No, perché se non riduciamo l’attività economica lo fa la Bce, aumentando i tassi".

Alla fine, però, sia la Germania che l’Olanda, da sempre ostili al tetto europeo sul gas, hanno ceduto. Perché? "Hanno capito che era inutile litigare su queste cose. E che il problema va risolto a monte. I prezzi calano per altri motivi".

Quali? "Per le temperature più miti, perché la domanda sta rallentando, perché c’è molto utilizzo di carbone. In Germania, ad esempio, è diventato la prima fonte di copertura della domanda di energia. Per questo l’Italia non può permettersi di tergiversare sui rigassificatori. Se Piombino non vuole, facciamone due a Ravenna. Apriamo i gruppi a carbone ancora chiusi, come a Brindisi o La Spezia. Allentiamo le normative ambientali che impediscono di usare la legna o il gasolio nelle città. Abbiamo bisogno di tutto per fare fronte all’emergenza".

La Russia minaccia reazioni. "Era naturale. Del resto, c’è una guerra in corso e noi siamo con uno dei due nemici. Ma non dimentichiamo che il price cap non aiuta il Qatar, al di là dei problemi di questi giorni. E non agevola neanche i rapporti con gli altri Paesi fornitori, come l’Algeria, la Libia, la Norvegia o gli Stati Uniti. Anche questi Paesi avranno problemi".

Insomma, non possiamo abbassare la guardia. "Affatto. Manca ancora una decina di miliardi di metri cubi. Dobbiamo fare di più".