Giovedì 18 Aprile 2024

Prezzo gas alle stelle, ma l'Italia quasi non lo estrae. "Rischiamo di restare al freddo"

Il presidente di Nomisma Energia: "Mercato impazzito. Nel 1991 ne producevamo 21 miliardi di metri cubi, quest'anno arriveremo a tre"

Una piattaforma per l'estrazione del gas metano in Adriatico

Una piattaforma per l'estrazione del gas metano in Adriatico

L’Italia ha un sottosuolo ricco di gas naturale ma non lo estrae quasi più e con l’impennata dei prezzi e le minori disponibilità sul mercato internazionale, nelle prossime settimane rischiamo di "restare al freddo" tornando a interventi d’emergenza come quello di abbassare per legge temperature (da 20 a 19 gradi) e orari (dalle 22 alle 21) del riscaldamento nelle case e nei condomini. A lanciare l’allarme è Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, di fronte ai nuovi record dei prezzi del gas in Europa.  "Un’impennata – spiega – dovuta al forte calo produttivo dell’Olanda che ha acuito gli ammanchi dalla Russia, ma anche a un mercato impazzito al quale non farebbero male misure di contenimento dei consumi per raffreddare la corsa delle quotazioni".

Non ci farebbe male neppure produrre più gas in casa nostra?

"Nel 1991 avevamo raggiunto il picco di 21 miliardi di metri cubi di gas nazionale. Quest’anno arriveremo a 3. Con una bolletta energetica di oltre 40 miliardi di euro, di cui 25 per il gas, se avessimo la produzione di vent’anni fa potremmo alleggerirla di circa 8 miliardi. Questo non significa che i prezzi, regolati dal mercato, non sarebbero alti ma comunque sarebbe un contributo al Pil, potrebbe anche se solo in parte mitigare il caro-bollette ma soprattutto ci garantirebbe quelle scorte fondamentali per fronteggiare l’aumento dei consumi invernali".

Perché c’è stato questo crollo produttivo?

"Per un contesto politico e sociale, dai movimenti ambientalisti ai comitati di quartiere, pronto a contrastare qualsiasi trivella. E nell’era della transizione energetica, pur condivisibile, ci dimentichiamo che dopo 40 anni di incentivi oggi eolico e fotovoltaico coprono solo il 16% del fabbisogno energetico e che senza il gas, di cui consumiamo 70 miliardi di metri cubi all’anno, circa la metà per produrre energia elettrica, non ci prepareremmo il caffè il mattino".

Il ministro Cingolani ha rilanciato il tema dei giacimenti nazionali?

"Ben venga, ma ci avevano già provato altri governi, come quello Renzi, senza successo dopo persino il referendum promosso nel 2016 da cinque Regioni per fermare le trivellazioni. Trivellazioni che, nel Nord Adriatico si sono arenate per il rischio, bassissimo e non provato, di una subsidenza di qualche millimetro del terreno che ha fatto lanciare l’allarme sullo sprofondamento di Venezia! E per estrarre 1 miliardo di metri cubi da un piccolo giacimento siciliano, unico caso di progetto realizzato in questi anni, si è dovuto attendere dal 2014 al 2021".

Quindi?

"Quindi, con la folle idea che oggi si possa fare a meno del gas, e con i timori elettorali dei politici, a partire da quelli locali, resto scettico che questa volta si riesca".

Invece l’Italia potrebbe essere un forte produttore di gas?

"I giacimenti, sia a terra sia in mare non mancano: dalla pianura padana all’Adriatico fino alla Basilicata e alla Sicilia. La produzione nazionale costerebbe 5 euro a megawattora rispetto ai 170 del prezzo internazionale anche se, ovviamente, le aziende che investono per cercare e sfruttare i giacimenti, come l’Eni prima al mondo per trovare gas, non lo venderebbero certo a quel prezzo!".