Sabato 20 Aprile 2024

Pressione fiscale: ecco perché non è così alta come sembra

Secondo l'Osservatorio sui conti pubblici, nel 2021 è stata pari al 41,8% invece del 43,5% riportato dal Def

Tasse

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Troppo alte per alcuni, troppo basse per altri, le tasse, in Italia, sono sempre un problema. Non c’è governo che non abbia come proprio obiettivo una riforma del fisco. E non c’è partito che si presenti alle elezioni senza la sua ricetta su come migliorare il sistema, di solito abbassando le imposte. Talvolta, nel dibattito pubblico, fa capolino anche la proposta di alzarle, le tasse, specie ai ricchi. È la tanto famigerata patrimoniale.

Ma se si parla di questo tema, non si può non fare riferimento a un parametro molto importante: la pressione fiscale, ovvero il rapporto tra le entrate dello Stato e il Pil. Si tratta di un indicatore che dovrebbe dare in teoria l’idea del peso che grava sui contribuenti. In teoria, perché nella pratica non è così semplice. Il dato del 2021, divulgato dal Documento di economia e finanza (Def), ha suscitato molte polemiche. Secondo il documento del governo, infatti, la pressione fiscale l’anno scorso si è attestata al 43,5%, il numero più alto dal ’95, in crescita rispetto al 42,8% del 2020. Nonostante questi dati, però, le tasse non sono aumentate così tanto. A causa delle regole internazionali di contabilità, infatti, alcune agevolazioni vengono registrate come spesa pubblica e quindi il parametro della pressione fiscale non ne tiene conto. E l’impatto può essere rilevante.

Come spiega una nota dell’Osservatorio sui conti pubblici, infatti, si tratta spesso di misure da svariati miliardi di euro. Tra le agevolazioni fiscali c’è il bonus Irpef (i vecchi 80 euro varati nel 2014 da Renzi e portati adesso a 100), erogato a tutti i lavoratori dipendenti, anche a chi ha un reddito talmente basso da non doverlo dichiarare. E poi ci sono i crediti d’imposta concessi a famiglie e imprese, utilizzati in compensazione di tributi e contributi. Inoltre, sono registrati come spesa anche gli sgravi a favore di specifiche categorie di contribuenti o aree geografiche. In particolare, tra questi ci sono le agevolazioni introdotte dalla Legge di Bilancio 2021 per favorire l’assunzione di giovani e donne e l’occupazione nelle regioni del Sud. Poiché “le entrate fiscali sono contabilizzate al lordo delle suddette agevolazioni” si legge nella nota dell’Ocp, la pressione fiscale risulta superiore “all’effettivo onere che grava sui contribuenti”. Se si scorporano queste voci il dato risulta infatti molto più contenuto. Nel 2021, la pressione fiscale, invece di essere al 43,5%, scende al 41,8%. Nel 2020, gli sgravi classificati come spese ammontavano a 23,2 miliardi (il bonus Irpef valeva 11,9 miliardi), contro i 30,8 miliardi dell’anno scorso. In quel periodo, pertanto, le agevolazioni fiscali sono cresciute di oltre 7 miliardi di euro.

Secondo l’Ocp,“quest’aumento è dovuto principalmente alle modifiche del bonus Irpef” esteso dalla legge di Bilancio 2020: l’importo è passato da 80 a 100 euro al mese mentre la platea dei beneficiari è stata ampliata, portando il reddito massimo che dà diritto al trasferimento da 26.600 euro a 40mila. Come detto, dopo aver sottratto queste somme, la pressione fiscale risulta pari al 41,4% nel 2020 e al 41,8% nel 2021. Quindi, durante i due anni l’aumento è stato soltanto dello 0,4%. L’incremento, scrivono i ricercatori dell’Ocp, è stato determinato soprattutto dalle imposte indirette “mentre quelle dirette hanno avuto l’effetto opposto”. Nello specifico, il gettito dell’Iva è cresciuto del 19,3%, molto di più del Pil che, invece, è aumentato del 7,2%. E questo per due motivi. Innanzitutto i consumi si sono spostati dai servizi ai beni, sui quali l’Iva è più alta. In secondo luogo, potrebbe aver contato anche una minor evasione fiscale, grazie alla diffusione dei pagamenti con carte e alla fatturazione elettronica. Infine, bisogna considerare gli effetti dei rinvii dei termini di pagamento di diverse imposte (come l’Iva, rate di acconto dell’Irpef, contributi sociali, ecc.) che hanno posticipato parte del gettito dal 2020 al 2021. Insomma, la pressione fiscale in Italia è alta ma non è aumentata così tanto come il dato del 43,5% faceva pensare.