Martedì 23 Aprile 2024

Ancora 5 milioni e mezzo di poveri in Italia: ecco perché

A impedire la discesa del numero rispetto al 2020 sarebbero state l'inflazione e le misure del Governo

Persone in condizioni di povertà (Newpress)

Persone in condizioni di povertà (Newpress)

Gli ultimi dati li ha pubblicati l’Istat il 15 giugno scorso: in Italia, nel 2021, c’erano 5,6 milioni di persone in povertà assoluta e 1,9 milioni di famiglie, lo stesso numero del 2020. Si tratta di statistiche che possono essere lette in due modi. Se da un lato, infatti, è positivo che la povertà non sia aumentata, dall’altro, però, il dato del 2020 è il più alto mai registrato. E il fatto che, nonostante una crescita del Pil del 6,6%, non ci sia stato un miglioramento è sicuramente motivo di riflessione. Ad esempio, si potrebbe pensare che la ripresa sia andata a vantaggio dei ceti più abbienti della popolazione, mentre chi è caduto sotto la soglia di povertà a causa della Pandemia, quella soglia non l’abbia più superata.

Ad analizzare nel dettaglio il fenomeno ha pensato la Voce.info. Innanzitutto, ci sono forti differenze a livello territoriale. Se al Nord la situazione è migliorata - le famiglie in povertà assoluta sono calate al 6,7% contro il 7,6% del 2020 (90mila nuclei in meno) - al Sud le cose sono addirittura peggiorate. L’anno scorso c’erano 51mila famiglie povere in più rispetto al 2020, dati che si traducono in un incremento dal 9,4% al 10%. “Queste differenze” spiegano i ricercatori della Voce.Info, “possono essere dovute al fatto che la ripresa del 2021 sia stata più forte al Nord rispetto al Sud, così come i lockdown e la pandemia nel 2020 avevano inciso maggiormente sulle regioni settentrionali”. Il discorso è analogo se si guarda al numero di individui. Al Nord le persone in povertà assoluta sono diminuite di 299mila unità, seppur con forti differenze tra il Nord-Ovest, dove sono calate di 336mila (da 10,1% all’8%), e il Nord-Est, dove invece sono aumentate di 37mila (da 8,2% a 8,6%). Nel Sud l’incremento è di 196mila individui: l’incidenza della povertà assoluta ha raggiunto l’anno scorso il 13,2%. Il Centro, anche se il numero di poveri è aumentato dal 6,6% al 7,3%, rimane la zona con la minore incidenza delle povertà assoluta. La media italiana è del 9,4%. Ma, oltre alla regione di residenza, conta anche la nazionalità. Nelle famiglie composte soltanto da italiani l’incidenza della povertà assoluta è calata dal 6 al 5,7%, mentre tra quelle con almeno uno straniero è cresciuta dal 25,3 al 26,3%.

“A due anni dall’inizio della pandemia” si legge nello studio della Voce.Info, “la situazione  è peggiorata soprattutto per le famiglie giovani, con stranieri e con almeno un minore, molto meno per le famiglie di piccola dimensione e per i pensionati”. Ma perché, in Italia, la povertà non è calata? Una delle cause evidenziate dall’Istat è l’inflazione, che si scarica in modo molto più pesante sui ceti meno abbienti. I beni i cui prezzi sono cresciuti di più, come l’energia e il cibo, sono anche quelli che rappresentano una fetta più grande dei consumi delle persone più povere. Secondo il bollettino Istat sull’inflazione di dicembre 2021, i prezzi per il 20% delle famiglie meno abbienti sono cresciuti in un anno del 2,4%, contro l’1,6% per quelle più ricche. Nello stesso documento, l’istituto di statistica ha calcolato che l’incidenza della povertà tra i nuclei, con un’inflazione in linea con gli anni precedenti, sarebbe stata del 7% anziché del 7,5%. Tuttavia, siccome i dati Istat pubblicati il 15 giugno si riferiscono al 2021 e non tengono conto pertanto della corsa dei prezzi degli ultimi mesi, è probabile che la povertà assoluta aumenterà nel 2022. Per gli economisti della Voce.info, però, il mancato calo della povertà potrebbe avere anche un’altra ragione. Ovvero le misure adottate dal Governo durante e dopo la pandemia. “L’azione della politica italiana durante la crisi, in maniera simile a quella della Germania, sembra aver premiato e tutelato soprattutto gli insider del mercato del lavoro (dipendenti a tempo indeterminato), lasciando da parte gli outsider (precari e disoccupati), che sono anche coloro a maggiore rischio di povertà.”.