Giovedì 18 Aprile 2024

Rischio pedofilia, sponsor via da Pornhub

Unilever e Paypal se ne vanno, Kraft ci sta pensando. Miliardi di contatti ma gli inserzionisti temono eventuali filmati con minorenni

Pornhub rischia di perdere i suoi sponsor

Pornhub rischia di perdere i suoi sponsor

Roma, 24 novembre 2019 - La cuccagna pubblicitaria di Pornhub, uno dei maggiori siti pornografici internazionali, potrebbe subire un duro colpo. La compagnia canadese con sede in Lussemburgo sta assistendo all’addio di importanti investitori. Unilever e Paypal hanno deciso di interrompere i rapporti, Kraft ci sta pensando, e il loro esempio minaccia di estendersi ad altri inserzionisti o partner dell’azienda. Secondo il britannico The Sunday Times, che ha scoperto la precipitosa fuga, e la France Presse, che ha rilanciato la storia, alla base delle strategiche ritirate ci sarebbe nientemeno che la voragine della pedopornografia.

L’ong britannica Internet Watch Foundation ha denunciato la presenza di ben 47 video con la partecipazione di minori scovati nelle profondità di Pornhub dall’inizio del 2019. La rivelazione conferma il costante aumento di materiale pedopornografico sul sito: +62% nel biennio 2017-2018, sempre secondo l’ong britannica autoincaricatasi di segnalare le illegalità e pretenderne la rimozione. La reazione di Pornhub ha imboccato due diversi binari: da un lato il vaglio e l’intervento sui video incriminati, dall’altro la rassicurazione a navigatori e aziende che la piattaforma lavora costantemente con le autorità "per segnalare e sorvegliare qualsiasi attività illegale".

Poi il contrattacco a protezione del business: "I gruppi antiporno amano ripetere che la maggior parte dei lavoratori del sesso siano vittima di ricatti. È un mito", reagisce Corey Price, l’enigmatico vicepresidente allergico ai social e preoccupato per la delicata piega dei fatti, addirittura opposta alla banalizzazione della pornografia perseguita dal brand sin dalla fondazione. Con trentatré miliardi e 500 milioni di visite nel solo 2018, moltiplicate – a stare bassi – per le 23 performance a scorrimento veloce mediamente riassunte in home page, e senza neppure considerare l’offerta Premium – e tuttavia libera – di webcam e altre aree speciali di sollazzo, non c’è alcun dubbio che Pornhub sia un irresistibile magnete della pubblicità sul web. La durata media delle visite dei 92 milioni di utenti giornalieri è 10’13’. Ma ora il bengodi potrebbe finire: troppo alto il rischio reputazionale.

"Ci stiamo assicurando che nessuno dei nostri marchi diffonda ancora spot su Pornhub", dichiara la Unilever. Kraft prende tempo dopo aver a lungo giocato sull’associazione porn-food porn. Invece Paypal ammette la rottura, stoppando il pagamento degli attori della sezione Model Program, quella che permette agli utenti di caricare i propri video e guadagnare in percentuale dagli spot. Insomma, per Pornhub i pericoli non sono certo la tenuta di Rocco Siffredi impegnato con frotte di fanciulle o l’esercito di milf orientate al benessere dei giovani. Con quasi 5 milioni di nuovi video annui, la scelta di ogni inclinazione è garantita. Ma l’eccesso di offerta diventa anche il problema. "Impossibile controllare tutti i contenuti nell’area Model Program", sintetizza una fonte coperta a conoscenza del dossier. La pedopornografia sta in mimetico agguato. E di fronte a questo rischio gli investitori meditano la fuga.

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