
Mario Alberto Pedranzini, direttore generale e consigliere delegato di Pop Sondrio
Le vacanze possono attendere. Il risiko bancario italiano entra nella sua settimana più incandescente, tra rilanci milionari, patti che si sfaldano e ricorsi al Tar, preparandosi a una raffica di mosse che potrebbero ridisegnare gli equilibri del credito nazionale. Bper apre le danze: venerdì chiuderà l’Ops sulla Popolare di Sondrio, rilanciata la scorsa settimana con 452 milioni in più. Il nuovo mix – 1 euro cash più 1,45 azioni Bper per ogni titolo Pop Sondrio – ha portato il valore dell’offerta a 11,86 euro, praticamente allineato ai corsi di Borsa. Martedì il cda della banca valtellinese sarà chiamato a una nuova valutazione. Il gruppo modenese, che ha già in mano il 20,7% del capitale grazie a Unipol, punta a superare la soglia di controllo dell’assemblea. Gli analisti scommettono su un’adesione alta, anche tra i piccoli azionisti locali.
Ma se due operazioni sono sul punto di chiudersi – oltre a Bper-Sondrio, anche quella di Banca Ifis su Illimity, già virtualmente a segno con l’84% – ce n’è una pronta a entrare nel vivo, l’Ops di Mps su Mediobanca, definita "fortemente distruttiva di valore" da Piazzetta Cuccia. L’avvio dell’offerta è previsto per il 14 luglio, prima però il cda di Mediobanca – forse già giovedì – darà la sua valutazione finale sull’offerta di Siena, puntando a convincere gli investitori della validità del piano stand alone, che promette 4,9 miliardi di euro ai soci in tre anni.
Intanto si sbriciola il patto di consultazione, storico baluardo dell’ad Alberto Nagel. Dopo Mediolanum, anche il gruppo Gavio sta liquidando la sua quota: 250mila azioni vendute solo nelle ultime ore, mentre FerFin e Monge hanno ceduto complessivamente oltre 500mila titoli. La quota aggregata è scesa al 7,88% e i defezionisti aumentano giorno dopo giorno.
Dall’altra parte del tavolo, l’ad di Montepaschi, Luigi Lovaglio, ha fissato al 35% del capitale la soglia minima che "garantirebbe comunque il controllo di fatto" su Mediobanca. Un obiettivo tutt’altro che irraggiungibile, visto il sostegno del 30% rappresentato da Delfin e Caltagirone, a cui potrebbero aggiungersi le casse previdenziali, Unicredit e i Benetton. Il tutto mentre Fitch ha promosso Mps all’investment grade, alzando il rating a BBB- e premiandone i progressi strutturali. Un segnale forte che rafforza le ambizioni di Siena, pur nel contesto di "rischi esecutivi" che la stessa agenzia non nasconde, specie se l’acquisizione non sarà lineare. In Borsa, nell’ultima seduta della settimana, Mediobanca regge (+0,1% a 18,61 euro), mentre Mps scivola del 2%, con uno sconto sul concambio che si è riallargato al 5,8%, pari a circa 900 milioni.
Infine c’è Unicredit, pronta a giocarsi tutto davanti al Tar del Lazio, dove mercoledì si discuterà il ricorso contro le prescrizioni del Golden Power su Banco Bpm. L’ad Andrea Orcel ha già detto chiaramente che, con questi paletti, Unicredit si tirerà indietro. Ma da Bruxelles potrebbe arrivare un assist: la DgComp valuta se vi sia stato un uso distorto dei poteri speciali da parte del governo italiano.