Poche ragazze nello Stem Ma il digitale porta lavoro

Convegno a Bologna su donne e obiettivi dell’Agenda Onu 2030

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di Giada Sancini

BOLOGNA

Professioni digitali e nel campo dello sviluppo sostenibile. Saranno le più ricercate nel prossimo futuro in Europa. Ed è su questo terreno che si giocherà una partita fondamentale nell’inserimento lavorativo delle donne. "Nel settore digitale in Europa, mancano un milione di professionisti. Se le politiche pubbliche non cancelleranno questo gap, raddoppieranno", avverte l’assessore alla Scuola e alla ricerca della Regione Emilia-Romagna, Paola Salomoni, nel suo intervento al convegno “Agenda 2030: Femminile plurale”, promosso da Città metropolitana di Bologna, Regione e Aeca in collaborazione con il comitato scientifico regionale del Festival della cultura tecnica sul rapporto tra uguaglianza di genere e sviluppo sostenibile. Il “gap” di cui parla l’assessore tocca, però, in maniera diversa uomini e donne: poco più del 3% di chi lavora lo fa in questo settore, ma la percentuale per le donne scende all’1,4%. La sfida, dunque, è ribaltare il paradigma, tenendo conto del fatto che quello digitale "è un settore in cui le donne possono trovare impieghi stabili, duraturi e ben retribuiti", sottolinea Salomoni, convinta che la promozione della cultura tecnica, soprattutto tra le ragazze, debba partire dalle scuole medie e debba ormai puntare a "grandi numeri", raggiungendo "gran parte della popolazione scolastica, con un investimento su larga scala". Il contributo femminile sarà fondamentale al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030.

"Questo momento di grande difficoltà che stiamo vivendo può essere l’occasione per creare un futuro migliore, garantendo che le politiche europee abbraccino le tematiche della parità di genere. Quando parliamo di cultura tecnica, transizione ecologica e digitale, l’Unione europea può avere successo se ci sono sempre più persone competenti in questi settori, garantendo nello stesso tempo un equilibrio di genere, senza il quale non potremmo realizzare l’innovazione a cui puntiamo", spiega Anna Barbieri, policy officer della dipartimento Lavoro della Commissione europea. "La crisi sanitaria impatterà negativamente sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 e la pandemia sta ampliando le disuguaglianze. Per questo, se non stiamo attenti a declinare il Recovery plan tenendo conto della parità di genere, rischiamo di aumentare le differenze, proprio perché su digitale e sostenibilità le competenze femminili sono più basse", avverte la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein.

In realtà, gli esempi di successo femminile in campi, come quello della ricerca, dimostrano che le donne sanno farsi strada, come provano le storie della biogeologa marina, Mariangela Ravaioli, e della docente di Chimica e startupper, Francesca Soavi. "Durante il lockdown le donne sono state maggiormente penalizzate, soprattutto nel lavoro", osserva l’assessora regionale alle Pari opportunità, Barbara Lori, che pensa a un fondo per le micro e piccole imprese femminili e al potenziamento della promozione della formazione Stem.

"Stiamo facendo piccoli passi, ma veloci, con tante azioni sul territorio, coordinando gli attori in campo. Stiamo lavorando sul tema delle scelte dei ragazzi, perché non siano stereotipate, ma anche nel creare consapevolezza tra le ragazze sulle loro capacità anche in area tecnico-scientifica. Del resto, ci sono competenze di base che qualificano qualsiasi percorso di studio, perché c’è un’esigenza di innovazione anche nelle professioni tradizionali", aggiunge Laura Venturi, dirigente area Sviluppo sociale della Città metropolitana di Bologna. "Questa fase storica spinge tutti a un ripensamento dei nostri sistema, per renderli più sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale. La pandemia ha fatto emergere con forza criticità rispetto alle quali abbiamo accumulato ritardi. Le donne hanno da sempre un ruolo fondamentale, ora si tratta di riconoscerlo. Non raggiungere il traguardo della parià, significa arretrare tutti", conclude Maria Raffaella Ferri, consigliera della Città metropolitana delegata al Contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere.

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