Mercoledì 24 Aprile 2024

Pnrr Italia: alla transizione ecologica soltanto il 37% delle risorse

Si tratta di 71,7 miliardi sui 191,5 assegnati al nostro Paese: fa peggio di noi solo la Lettonia

Installazione pannelli solari fotovoltaici

Installazione pannelli solari fotovoltaici

Dopo anni di investimenti pubblici ridotti all’osso, adesso, grazie al Pnrr, l’Italia spera di recuperare il divario rispetto agli altri Paesi europei. E le risorse per riuscirci, almeno sulla carta, non mancano. Il nostro Paese, infatti, è stato l’unico ad aver chiesto di usare tutta la quota a sua disposizione nel piano europeo da 750 miliardi, Next Generation Eu. Tra finanziamenti a fondo perduto e prestiti, si tratta di 191,5 miliardi di euro da spendere entro il 2026. A parte alcune soglie minime stabilite dall’Unione europea, la decisione sull’ammontare delle risorse da destinare ai diversi programmi che compongono il piano spetta ai governi nazionali. E una delle voci più importanti è sicuramente la transizione ecologica.

La nota dell'Osservatorio

Il Pnrr italiano stanzia per questo capitolo 71,7 miliardi di euro, il 37,5% del totale dei fondi. Seppure possa sembrare una somma considerevole, tuttavia, in termini percentuali non lo è: supera infatti di poco il minimo richiesto dall’Ue (37%), e contribuisce a collocare il nostro Paese al penultimo posto in Europa, appena prima della Lettonia. A fornire una descrizione dettagliata degli interventi per la transizione green previsti nel piano italiano è una nota dell’Osservatorio sui conti pubblici. Le misure possono essere divise in quattro categorie: trasporti e infrastrutture verdi, efficientamento, energie rinnovabili, opere di prevenzione. La quota più sostanziosa delle risorse è destinata al primo capitolo. Le spese previste per le infrastrutture per la mobilità sostenibile (in gran parte rotaie e mezzi di trasporto) assorbono infatti il 40% del totale dei fondi, pari a 29 miliardi, e rendono l’Italia il Paese che investe di più per questa voce. Nello specifico, vengono stanziati 20,5 miliardi a favore del trasporto ferroviario, dei quali 13,2 miliardi per l’alta velocità. Si tratta di denaro che servirà sia alla nuova costruzione di infrastrutture sia all’ammodernamento di quelle esistenti.

Dall'efficientamento alle opere di prevenzione

Ci sono poi 7,1 miliardi per il “trasporto urbano sostenibile”. All’efficientamento, il secondo capitolo, è stato assegnato il 31% dei fondi. Rientrano in questa voce gli interventi volti a ridurre il consumo energetico degli edifici. Consistono soprattutto in spese per migliorare gli immobili, come il Superbonus 110 che, secondo i ricercatori dell’Ocp, è la "più grande misura verde dell’interno Pnrr" (l’ecobonus vale da solo 12,1 miliardi di euro). Ci sono poi anche le opere di efficientamento degli impianti energetici, idrici e di stoccaggio. Tra queste bisogna sottolineare i 3,6 miliardi di euro destinati al rafforzamento delle cosiddette "smart grid", ovvero reti intelligenti di distribuzione dell’energia che servono a ridurre gli sprechi nel sistema di distribuzione dell’elettricità. Sono pochi, invece, i fondi destinati agli investimenti in rinnovabili, il terzo capitolo del piano italiano. Soltanto il 13,8% delle risorse, infatti, viene stanziato per incentivare la produzione di energia pulita. Gli impianti a energia solare sono i maggiori beneficiari (4,6 miliardi). Seguono gli investimenti in biomasse, in energia eolica e in infrastrutture di ricarica elettrica (rispettivamente 1.908, 755 e 740 milioni). Infine, le opere di prevenzione ambientale assorbono il restante 15% delle risorse, pari a 11 miliardi di euro. La maggior parte delle misure di questa categoria sono orientate "all’adattamento al cambiamento climatico". In altre parole, la loro funzione è ridurre i danni derivanti dal surriscaldamento globale e tutto ciò che ne consegue in termini di “clima estremo”, come alluvioni, siccità, tempeste. Non a caso, infatti, la voce più corposa, 6 miliardi, è quella che si concentra sulla prevenzione e la gestione del rischio di inondazioni. Anche gli investimenti in ricerca e innovazione incentrati sull'economia a basse emissioni di carbonio e sull'adattamento ai cambiamenti climatici (3 miliardi) ricadono in questa categoria.