Mercoledì 24 Aprile 2024

Pnrr: assegnati 120 miliardi di euro ma appaltati soltanto 4,7

Secondo il Rapporto sulla finanza territoriale sono state avviate procedure per 15,1 miliardi. Molte le incognite sul 2023, quando toccherà ai Comuni gestire i fondi e distribuirli

Finora, solo un progetto su sei di quelli finanziati dal Pnrr è andato a gara mentre le aggiudicazioni sono inferiori al 5%. Se questi numeri da un lato sono fisiologici, dal momento che il grosso delle opere andrà a gara l’anno prossimo, dall’altro suscitano qualche preoccupazione per la capacità delle amministrazioni di spendere i fondi e, ancora prima, di impegnarli. Certo, le procedure per le assegnazioni dei finanziamenti ai soggetti attuatori hanno funzionato bene. Ma per la partenza dell’iter che porta all’avvio dei lavori, la partita si giocherà l’anno prossimo, soprattutto per i Comuni. A mettere in fila i numeri è il Rapporto sulla finanza territoriale elaborato da un gruppo di istituti regionali. Come si diceva, per la ripartizione dei fondi tutto, o quasi, è filato liscio. Secondo l’indagine condotta dall’Irpet della Regione Toscana, ai soggetti attuatori sono stati assegnati 120 miliardi di euro, quasi il 55% del totale delle risorse messe in campo dal Pnrr e dal piano nazionale complementare. Si tratta, in altre parole, di soldi che sono nella effettiva disponibilità dei diversi enti - come comuni e regioni - e che aspettano soltanto la conclusione della procedura, al termine della quale c’è la gara d’appalto, per essere spesi.

Oltre il 40% delle assegnazioni, circa 50 miliardi, riguardano gli enti territoriali, destinatari dell’80% dei fondi della Missione 5 (coesione e inclusione) e di una quota di poco inferiore delle risorse della Missione 6 (Salute). Ma gli stanziamenti a favore di tali enti sono destinati a salire: fino ad ora, la missione più avanti nella distribuzione delle risorse è la numero 3, quella dedicata alle infrastrutture, dove dominano le Ferrovie. Una grossa fetta ancora da assegnare è invece quella della missione 1 (digitalizzazione) e 2 (transizione ecologica). Ora che si avvicina il momento di usare tali risorse, qualche perplessità sorge: saranno in grado gli enti locali di spendere rapidamente e, soprattutto, di spendere bene? Fino ad oggi, infatti, il lavoro si è concentrato nei ministeri, che si sono occupati della fase preliminare di raccolta dei progetti e nella distribuzione dei fondi. E anche in questo stadio qualche problema c’è stato, come testimoniano i ritardi certificati dal "controllo concomitante" della Corte dei conti su vari filoni, dall’istruzione alla trasformazione digitale.

Nel 2023, invece, arriverà una vera e propria ondata di bandi. Soprattutto a livello territoriale. Come detto, infatti, fino ad oggi i comuni e le regioni sono state soltanto sfiorate dal Pnrr. A livello complessivo, le gare avviate nei primi undici mesi dell’anno sono state pari a 51 miliardi di euro, in aumento del 70% sui 30 miliardi dello stesso periodo del 2021. Ma l’accelerazione ha riguardato quasi esclusivamente i concessionari di reti e infrastrutture, che hanno registrato un salto del 116%. Un boom che non ha riguardato i comuni, dove i bandi viaggiano allo stesso ritmo dello scorso anno (-1%). Come riporta il Sole 24 Ore, in totale, i codici delle gare che rappresentano la tappa iniziale hanno raggiunto i 15,1 miliardi di euro, con 4,7 miliardi già aggiudicati. I codici che invece individuano i singoli progetti, censiti dal Mef, sono a quota 97,5 miliardi. Insomma, le gare riguardano circa il 15,5% dei progetti. Tuttavia, siccome il censimento fatto dal Ministero dell’economia non è esaustivo, il riferimento più calzante è quello dei 120 miliardi di fondi assegnati: il peso delle gare avviate si sgonfia così al 12,6% e le assegnazioni (4,7 miliardi) risultano pari al 3,92%.