Pmi: "la crisi morde ancora", ma c'è "fiducia" nel governo

Il 75% degli imprenditori di micro e piccole aziende italiane chiede alla premier maggiore attenzione, perché gli esecutivi precedenti "hanno pensato solo alle multinazionali"

La premier Giorgia Meloni durante un Cdm (Ansa)

La premier Giorgia Meloni durante un Cdm (Ansa)

La fiducia nel Governo Meloni da parte delle Pmi "è molta", dopo che i precedenti esecutivi "hanno pensato solo alle multinazionali". Ma resta “condizionata” alla richiesta di "maggiore attenzione" alle priorità di quelle imprese con meno di 10 dipendenti che in Italia sono oltre 4 milioni. Per una quota pari, secondo l'Istat, al 95% del totale delle aziende dello Stivale. E' questo, nelle parole dell'imprenditore, autore, direttore didattico, trainer e docente Gianluca Spadoni, che ha contribuito a organizzarlo, il punto fermo della ricerca realizzata dall'Osservatorio Evolution Forum su un campione di oltre 1.600 tra imprenditori e manager di micro aziende e Pmi tricolore. Intervistati, in occasione dell'Evolution Forum Day 2022 ospitato dall'auditorium di San Patrignano, nel Riminese, a margine dell'appuntamento annuale di formazione e coaching presentato dallo stesso Spadoni e presenziato, tra gli altri, anche dalla senatrice leghista Giulia Bongiorno. Sulla scorta dell'indagine, infatti, Spadoni ha posto l'accento su come "un pesante 20% degli imprenditori dichiari di vivere alla giornata", mentre "un allarmante 5% guarda negativamente al futuro perché fatica a tenere aperto a causa dell'inflazione (che ha raggiunto il picco più alto, +11,9% dal 1984), dei costi esorbitanti delle bollette, delle tasse asfissianti e della burocrazia paralizzante”.

Del resto, ha proseguito il padrone di casa dell'incontro, è un fatto che “la crisi morda ancora” e, se ci si chiede “come possiamo resistere”, le risposte non possono che coinvolgere l'esecutivo. Perché, accanto al "sacrificio quotidiano" e alla "passione per il lavoro" con i quali "i nostri nonni hanno costruito la quinta economia del mondo spesso con la quinta elementare”, serve che "anche le istituzioni facciano la loro parte". Come ha mostrato di voler fare la senatrice Bongiorno (neo-eletta Presidente della Commissione Giustizia al senato nonché fondatrice di Doppia Difesa), intervenuta a Rimini accanto a personalità di spicco del mondo dello sport e della cultura come Josefa Idem (Olimpionica di canoa ed ex Ministro pari opportunità), Giovanni Guidetti (allenatore di pallavolo femminile) e Salvatore Natoli (filosofo e accademico). Figure, queste, che hanno tentato di portare il proprio esempio di successo di fronte a una platea di imprenditori che, analizzando la composizione del campione dell'Osservatorio Evolution Forum, sono soprattutto uomini (63%) con meno di cinque dipendenti (52%). E registrano un fatturato medio annuo inferiore al milione di euro (80% degli intervistati), divisi in settori produttivi che spaziano dal Turismo e collegati (27% del panel) all'Agricoltura/alimentare (19% del campione) e dall'Immobiliare/edilizia (18%) a alla Pubblica amministrazione (12%). Senza dimenticare le Energie rinnovabili (10% degli intervistati), la Ristorazione/bar ed il Farmaceutico/Benessere (entrambi i settori pesano 7% sul totale degli intervistati).

Ma che cosa chiedono le Pmi, nello specifico, a chi governa il Paese? Il 40% "non chiedo nulla, unicamente di essere lasciato lavorare in pace", mentre il 30% reclama “maggiore attenzione per chi rappresenta la classe media che paga le tasse e dà lavoro”. Un buon 20%, poi, spera che finalmente si realizzi veramente il “taglio al cuneo fiscale annunciato in Manovra”, in quanto vorrebbe “assumere più collaboratori a tempo indeterminato, ma le tasse non lo permettono”. Infine, il 10% vorrebbe una guerra ai grandi evasori fiscali, “perché quelle grandi imprese che non pagano (o eludono) le tasse fanno concorrenza sleale nei confronti di noi micro/piccole aziende e non è giusto che stiano sul mercato”. Parlando di problemi pratici che incontrano le Pmi, invece, al primo posto (30%) troviamo “tasse spaventose rispetto ai servizi che ne ottengo in cambio”, mentre al secondo posto (23%) stanno “il caro energia e l'inflazione che hanno fatto impazzire i costi di materie prime e delle bollette”. Sul terzo gradino del podio (20%), poi, viene “la burocrazia nella pubblica amministrazione, che paralizza la mia attività”, seguita a ruota dal “calo dei consumi” (19%). Ma in graduatoria figurano anche “i tribunali civili inefficienti” (5%) e le “banche che non finanziano la crescita, ma chiedono garanzie alle aziende che già hanno poca liquidità” (4%). C'è da dire, però, che al netto di tutte queste criticità la fiducia in un recupero nei prossimi dodici mesi resta alta, con il 75% degli intervistati che guarda ancora con speranza al futuro. “Altrimenti - dicono in molti - non potrei fare l'imprenditore”.