Più vaccini per rilanciare i consumi

Bruno

Villois

Il problema della ripresa economica permane anche in gennaio, mentre febbraio potrebbe dare inizio a un progressivo allentamento della pressione negativa se almeno l’intera Italia del Nord rimarrà gialla. L’asse portante Milano-Bologna-Padova e Treviso deve ritrovare la domanda dei consumi in modo da stimolare le produzioni. Per farcela servono l’ampliamento delle vaccinazioni e il calo dei timori del contagio. Allontanerebbero le paure per il futuro, per la tenuta dell’occupazione e di una miriade di piccole partite Iva. Le previsioni di ripresa dell’anno vengono ritenute, da tutti gli organismi nazionali e internazionali, vincolate agli stessi due fattori, ai quali si devono sommare i rischi della trasformazione industriale in atto, con l’avvento del digitale e la conseguente capacità di riconvertire le attività ai nuovi modelli produttivi. Dopo il crollo intorno al 10% del Pil 2020, associato a quelli della produzione industriale, dei consumi, degli investimenti e dell’export, tutto tra l’11 e il 14%, si prevede un recupero di poco oltre la metà di quanto si è perso. Almeno fino ad inizio 2023 non torneremo ai dati del 2019, che peraltro non erano certo brillanti, visto che l’aumento del Pil oscillava tra lo zero e qualche centesimo in più. Per tentare di accelerare c’è l’impellente necessità di riordinare il funzionamento della nostra economia. A consentirlo ci sarà il Next generation EU, e sicuramente la voglia di rigenerazione che avranno famiglie e imprese. Quattro sono i pilastri su cui puntare: impresa, lavoro, formazione e attrattività. Due gli ostacoli: tassazione e burocrazia esagerati.

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