Giovedì 18 Aprile 2024

Più liquidità per famiglie e imprese meno rendimenti agli investitori La mossa di Draghi scuote l’Eurozona

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Elena Comelli

MILANO

MARIO Draghi s’insediò alla Bce nel 2011 con un botto, invertendo i prematuri rialzi dei tassi decisi dal suo predecessore, Jean-Claude Trichet. E ora se ne va con un altro botto: la ripresa del Quantitative Easing a colpi di 20 miliardi al mese, senza limiti di tempo. E la riduzione dei tassi sui depositi di altri 10 punti base, a -0,5%. La cannonata finale di Super Mario, sparata subito prima di passare il testimone a Christine Lagarde il primo novembre, è stata accompagnata da un cambio della forward guidance, ossia la previsione sui movimenti futuri dei tassi. La Bce si aspetta che i tassi rimangano «su livelli attuali o più bassi» fino a quando l’inflazione non convergerà con decisione verso l’obiettivo del 2%. Fino ad allora nell’Eurozona sarà «necessaria una politica altamente accomodante». In questo modo Draghi ha gettato le basi per un atterraggio morbido nella gestione Lagarde.

L’OBIETTIVO dell’ultimo colpo di bazooka è trasferire le misure straordinarie di politica monetaria all’economia reale per ridarle slancio. La scossa di Draghi, se tutto va bene, porterà più liquidità a costi bassi a disposizione di famiglie e imprese, ma nello stesso tempo meno guadagni per i risparmiatori e per i fondi pensione che non vogliono rischiare. Non siamo più negli anni della crescita, quando una buona dose di obbligazioni governative a lungo termine serviva a fare da copertura all’investimento azionario. Ora una gestione statica del portfoglio non è più possibile, perché le obbligazioni hanno rendimenti sotto zero e si guadagna soltanto entrando e uscendo dagli investimenti al momento giusto. Per proteggersi dai tassi negativi si può ricorrere alla liquidità. Oppure si può comprare casa nei posti giusti, approfittando dei mutui molto convenienti, nella speranza che i valori del mattone continuino a salire.

AVREMO tassi di mutui e prestiti ancora più bassi, dunque, al pari dei rendimenti di Btp e obbligazioni. Per le famiglie possono essere buone notizie, con una riserva. Se voglio un prestito mi costerà meno, ma chi ha obbligazioni potrà guadagnare solo in conto capitale su ulteriori discese del rendimento: se quello del Btp decennale scende di 50 centesimi, il prezzo va su di 5,5 punti base. Alle banche, d’altra parte, costerà di più depositare i soldi presso la Bce e questo dovrebbe spingerle a prestare di più. La profonda operazione di pulizia dei crediti deteriorati dai bilanci bancari, però, non è terminata e resterà alta l’attenzione per la qualità del credito: non tutti beneficieranno di questa politica accomodante. Del resto i requisiti di solidità degli istituti di credito dell’Eurozona non cambiano.

IL NUOVO Quantitative Easing, invece, avrà un effetto benefico sui titoli governativi, tenendo basso lo spread. Allo Stato costerà meno rifinanziare il debito e diminuirà la spesa per interessi. In pratica, rendimenti più bassi dei Btp significa meno soldi pubblici da spendere per alimentare il nostro debito monstre e quindi più soldi a disposizione da spendere in altre (buone) cause.

LA DISCESA dello spread — iniziata sull’onda delle aspettative all’annuncio della Bce — ha già sortito effetti positivi sulle banche italiane, che hanno a bilancio circa 400 miliardi di titoli di Stato e che per questo motivo soffrono, perdendo quota in Borsa, quando scoppiano turbolenze sul debito sovrano. Nelle ultime due settimane, invece, hanno guadagnato più delle colleghe europee. Ora si attende la reazione delle banche, ma soprattutto dei governi, che non usano lo spazio fiscale che hanno per sostenere la domanda. Draghi ha sottolineato che la politica fiscale «deve diventare l’elemento chiave per sostenere la domanda». E’ questo il suo lascito all’Europa.

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