Martedì 23 Aprile 2024

Pizza Napoletana, l'Ue ne tutela il nome: ora è una 'Specialità tradizionale garantita'

Vince il Made in Italy: si potrà chiamare 'napoletana' solo la pizza che rispetta precise caratteristiche di preparazione

Il nome 'Pizza Napoletana' non potrà più essere usato da tutti

Il nome 'Pizza Napoletana' non potrà più essere usato da tutti

Roma, 1 dicembre 2022 - Si fa presto a chiamarla ‘Pizza Napoletana’... secondo Coldiretti, anche fin troppo presto. Il simbolo della gastronomia italiana non può essere garantito senza un controllo qualitativo di ingredienti e modalità di preparazione. A protezione della sua identità, il prossimo 18 dicembre entrerà in vigore un regolamento dalle maglie strette: "Qualora la Pizza Napoletana non corrisponda al disciplinare di produzione, sarà considerato un illecito", chiarisce Coldiretti. 

Le nuove regole

A questo punto i ristoranti e le pizzerie, in Italia e nell’Unione Europea, hanno poco più di due settimane per togliere dai loro menù il nome Pizza Napoletana. A meno che, appunto, il prodotto somministrato abbia tutti i requisiti degni del titolo.

Devono essere garantite ad esempio alcune caratteristiche di preparazione riguardo le ore minime di lievitazione, la stesura a mano della pasta, le modalità di farcitura, la cottura (solo in forno a legna e a 485°C) e l’altezza del cornicione (1-2 cm). Servirà anche il controllo di un ente terzo, come certificazione.

Inutile dire che la qualità di un piatto viene anche dagli ingredienti: ecco perché le nuove regole interessano anche la scelta delle materie prime. Prodotti che devono essere solo di provenienza italiana. Trattasi dell’olio extravergine d'oliva, ma anche il basilico fresco, la ‘Mozzarella di Bufala Campana Dop' e la 'Mozzarella tradizionale Stg', i pomodori pelati e/o i pomodorini freschi.

"Una questione di trasparenza"

Il nuovo regolamento potrà "migliorare la trasparenza verso i consumatori sulla produzione di un piatto simbolo del Made in Italy, mettendo in sicurezza la sua meritata fama internazionale", mette in chiaro Coldiretti. Il regolamento di esecuzione (Ue) 2022/2313 che garantisce la protezione con riserva del nome per la 'Pizza Napoletana’ Stg è stato pubblicato lunedì 28 in Gazzetta ufficiale.

"L'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi (Icqrf) è già al lavoro per dettagliare gli aspetti tecnici per aggiornare le relative disposizioni sanzionatorie", aggiunge l’associazione.

Italian sounding: un giro da 120 miliardi 

"L'agroalimentare oggi in Italia vale più di 580 miliardi e dà 4 milioni di occupati, 60 miliardi è il valore delle esportazioni, 120 miliardi è il valore dell'Italian sounding" è la dichiarazione rilasciata da Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, durante l'evento Lombardia 2030 tenutosi due giorni fa.

La definizione inglese per descrivere il fenomeno dei prodotti italiani imitati all’estero è ‘italian sounding’. Un’emulazione che cela dietro di sé moltissime truffe: basta un attimo per sfruttare le assonanze al nome di Parmigiano Reggiano, o anche prosciutto San Daniele, mandando in fumo le quote di mercato delle aziende italiane. 

Da 'Chianti' a 'Chianticella', da 'Asiago' a 'Fontiago'

Oltre Parmigiano e San Daniele ci sono Mozzarella di Bufala, Prosecco, Pecorino, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Chianti e Salame: questa la lista dei cibi italiani più imitati al mondo, stilata da Coldiretti.

Tra i Paesi che si ‘impegnano’ di più ci sono "Cina e Germania - riferisce l’associazione - ma anche sugli scaffali statunitensi si trova di tutto: Parmesan (Parmesao in Brasile), Grana Parrano, San Daniele Ham, Salama Napoli, Asiago Cheese, Chianticella, Cambozola, Zottarella, Romanello, Kressecco. E, ancora, Regianito (in Argentina), Fontiago (venduto nei Paesi anglosassoni), Jambon de Parme (in Francia)". 

Insomma…così, si fa davvero troppo presto.