Mercoledì 24 Aprile 2024

Più fondi e più studenti La riforma spinge gli Its

Sì della Camera alla legge e ai finanziamenti delle scuole tecniche di eccellenza. Passano da 70 a 300 milioni l’anno. Al vertice sempre un imprenditore

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di Antonio Troise

Per le imprese è una rivoluzione. Per il sistema degli Istituti Tecnici Superiori, scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma, una svolta decisiva. E non solo perché, da un anno all’altro, saranno quadruplicati i fondi a disposizione per la formazione professionale dopo la maturità: da 70 a 300 milioni, per una dote complessiva di 1,5 miliardi, coperta con i fondi europei del Pnrr. Ma soprattutto perché la proposta di legge approvata ieri all’unanimità dalla Camera, cambia radicalmente pelle all’attuale sistema. Con un obiettivo ambizioso: far lievitare il numero degli iscritti agli Its da 18mila a 100mila all’anno. Serse Soverini, deputato Dem, ex collaboratore di Romano Prodi ma soprattutto uno dei principali sostenitori della proposta di legge, non sta nella pelle: "L’approvazione della riforma è un segnale importante che mandiamo a Bruxelles, ribadendo il carattere strategico che affidiamo alla formazione professionale per la ripresa dell’economia".

Soddisfatto anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: "E’ un primo passo fondamentale e mostra l’attenzione del Parlamento su una delle riforme strategiche previste dal Pnrr". Ora, la parola passa al Senato. Ma che cosa cambia, in concreto, con la riforma? E quali possono essere i vantaggi per gli studenti e le imprese? Tanto per cominciare, dovrebbe diventare un po’ più facile per le aziende trovare sul mercato i profili professionali necessari per essere competitivi. Non a caso, gli Its, sono stati citati da Mario Draghi nel suo discorso programmatico. Secondo le ultime stime, sono circa 300mila i tecnici che mancano ogni anno all’appello in Italia.

Per avere l’esatta dimensione del fenomeno basta fare un giro all’estero. In Germania, ogni anno, si iscrivono agli istituti tecnici 940mila studenti dopo i 5 anni della maturità. In Francia sono oltre 600mila. Senza contare che già oggi il 90% dei giovani che escono dagli Its trovano subito un’occupazione. Con la riforma sarà ulteriormente valorizzato il ruolo delle imprese, che forniranno l’80% dei docenti. Inoltre, su duemila ore di corso, 800 saranno dedicate a percorsi professionali progettati su misura delle esigenze delle aziende.

"Abbiamo difeso e consolidato la centralità delle imprese – spiega Soverini –, stabilendo tra l’altro che la carica di presidente delle 108 fondazioni che controllano gli istituti deve essere affidata ad un imprenditore. Le imprese avranno anche parte attiva nel Consiglio di indirizzo della didattica". Inoltre sarà creato un Coordinamento nazionale al quale parteciperanno i ministeri dell’Istruzione, del Lavoro, delle Politiche industriali, dell’Innovazione digitale e della Transizione tecnologica, della Ricerca e dell’Università, oltre alle Regioni, ai rappresentanti delle parti sociali e degli imprenditori e di quelli dell’Its.

Spetterà a questo organismo definire le mission degli istituti in accordo con le politiche industriali del Paese. "Non dovrà più accadere, ad esempio – aggiunge Soverini – che si fa partire un incentivo come il superbonus del 110% e poi mancano i professionisti in grado di gestire le pratiche. Quando si fanno politiche per l’innovazione occorre prima definire un adeguato piano di formazione". Gran parte delle risorse sarà utilizzata per potenziare i laboratori e ristrutturare le attuali strutture nel segno della sostenibilità, della digitalizzazione e delle politiche di genere.

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