
L’Inps e i lavoratori domestici: il 50,4% di loro assiste gli anziani .
L’Italia si fa più "piccola" e più vecchia, la popolazione diminuisce, i giovani diminuiscono e gli anziani aumentano, i paesi, soprattutto al Sud ma anche nell’Appennino centrale, si spopolano, la desertificazione di interi territori è in atto. A certificare il ritorno al Medioevo dell’Italia è il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che rilancia l’allarme sull’inverno demografico, con un secco j’accuse alla classe politica: "È un tema che tutta la politica ha presente, ma tende deliberatamente ad accantonare". Un nodo che ieri ha visto anche l’Inps segnalare come l’assetto sociale stia cambiando: per la prima volta il numero delle badanti supera quello delle colf.
Ma torniamo a Giorgetti. L’Italia, come molti altri Paesi avanzati, deve fare i conti con il cambiamento demografico che sta assumendo in alcuni casi contorni "drammatici" e che, sotto forma di necessità assistenziali, sanitarie e previdenziali, è destinato inevitabilmente a pesare sui conti pubblici, a partire dal debito. Cifre e tendenze non lasciano scampo. Nel 2024, la fecondità è rimasta stabile al Centro rispetto all’anno precedente (1,12), ma il Mezzogiorno e il Nord hanno sperimentato una contrazione; in particolare, il Mezzogiorno ha raggiunto un nuovo punto di minimo (1,20), mentre il Nord si attesta a 1,19. Nel medio e lungo periodo, il calo della popolazione sarà generalizzato, ma ben più sostenuto nelle regioni meridionali, tradizionale bacino di nascite e di famiglie più larghe.
Proprio al Sud, specifica il ministro dell’Economia, la popolazione potrebbe calare di 3,4 milioni di abitanti entro il 2050 e di ben 7,9 milioni entro il 2080. Il dramma già più visibile è quello delle aree interne, abitate ormai quasi esclusivamente da una popolazione anziana e dove, come spiega anche il ministro Tommaso Foti, al problema demografico si somma anche quello della programmazione delle risorse: "A fronte di 1.200 milioni stanziati per il 2014-2020, abbiamo 5.814 progetti presentati", ma "in termini di spesa" siamo al 38%".
Certo è che l’invecchiamento della popolazione, con il calo delle nascite, non solo cambia la natura e l’assetto delle famiglie, ma porta a un ribaltamento delle esigenze di welfare. Cresce la richiesta di badanti rispetto alle colf: nel 2024 – segnala l’Inps nell’Osservatorio sul lavoro domestico – i domestici con almeno un contributo versato sono stati 817.403, in calo del 3% sull’anno precedente. Rispetto al 2021, anno nel quale dopo l’emersione legata alla pandemia si era superata quota 975mila, si sono persi circa 158mila lavoratori regolari. In questo quadro si ha il sorpasso delle badanti che raggiungono il 50,5% del totale con 413.161 unità. E c’è una lieve flessione del lavoro regolare ma inferiore a quella che si registra per le colf.
Comunque sia, il nodo di fondo è che da qui ai prossimi anni serviranno certamente sempre più lavoratori domestici per fronteggiare il nuovo quadro demografico. Un quadro complessivo che deve mobilitare l’azione politica, non solo con interventi diretti e immediati, come le misure fiscali, i bonus o la revisione dell’Isee, ma anche con un cambiamento di impostazione. Giorgetti spiega che l’aumento del Pil pro-capite che l’Italia sta sperimentando proprio grazie alla diminuzione della popolazione oltre che all’aumento dell’occupazione può offrire margini per politiche "mirate" e suggerisce l’opportunità di spostare il focus dalla crescita quantitativa alla qualità, dalla logica del "più" a quella del "meglio". Un esempio è la scuola: il numero di studenti sta diminuendo a vista d’occhio, dall’anno accademico 2018-2019 al 2022-2023 il calo è stato del 5,2% solo in parte compensato dai ragazzi di cittadinanza straniera. Bisognerà puntare a un ripensamento delle strutture, del personale e della spesa.