Martedì 23 Aprile 2024

Pil: previsioni positive per l'Italia. Torna sopra il livello pre pandemia

Secondo Confartigianato, il Mezzogiorno non ha ancora recuperato i valori del 2019. Nel 2023 il Sud registrerà una contrazione dello 0,4%

Pil (Ansa)

Pil (Ansa)

I numeri dicono che veniamo da un 2021 da record e da un 2022 che, seppure tra molte difficoltà, ha fatto registrare una tra le migliori performance tra i Paesi Ue. Stando alle stime Svimez, l’anno scorso dovrebbe essersi chiuso con una crescita del 3,8%. Un vero e proprio boom se lo si paragona alla dinamica asfittica dell’economia italiana dei precedenti vent’anni. E dal 2023 cosa dovremo aspettarci? Beh, secondo Confartigianato un “rallentamento netto”. Già, perché, sempre guardando alle più recenti stime di Svimez, il Prodotto interno lordo (Pil) dovrebbe crescere soltanto dello 0,5%. Insomma, non una recessione, ma di sicuro una brusca frenata rispetto alle attese.

A trainare l’economia italiana sarà il centro-nord, con un +0,8%, mentre il Mezzogiorno segnerà una contrazione dello 0,4%. Insomma, soprattutto per il Sud, il rimbalzo post pandemico sembra definitivamente archiviato. Colpa del clima d’incertezza, dice Confartigianato. Un clima che, però, avrà effetti diversi non solo tra le macro aree in cui è diviso il Paese, ma anche tra le varie regioni. Secondo l’analisi territoriale dell’ufficio studi di Confartigianato, Liguria e Abruzzo, ad esempio, registreranno tassi di crescita doppi rispetto alla media (entrambi al +1,1%), mentre Valle d’Aosta e Marche si fermeranno un decimale sotto (+1%).

Le flessioni più forti, invece, si avranno in Molise (-1%) e Calabria (-0,9%). In calo anche le altre sette regioni che compongono il Mezzogiorno. Come detto, a trainare l’economia sarà il Nord: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna vedranno una crescita dello 0,8%. Allargando lo sguardo agli ultimi anni, emerge che rispetto al 2019, ultimo anno pre-pandemia, il Pil italiano ha completamente recuperato, registrando un +1,3%, sempre grazie al centro-nord, che è cresciuto dell’1,8%. Ancora sott’acqua il Mezzogiorno che, nello stesso periodo, ha segnato una contrazione dello 0,7%. Tra le regioni che hanno avuto una performance particolarmente brillante ci sono Lombardia (+4,4%), Emilia-Romagna (+4,1%) e Trentino-Alto Adige (+3,6%), seguite da Friuli-Venezia Giulia (+2,4%) e Marche (+2,0%).

Per quanto riguarda le altre maggiori regioni, si rileva una crescita dell’1,7% per il Veneto e dell’1,4% per il Piemonte mentre per il Lazio un calo dello 0,3%. Ovviamente, a raffreddare la ripresa, sia per lo scorso che per quest’anno, è stata l’inflazione che ha pesato sui bilanci familiari riducendo i consumi. A novembre 2022 l’inflazione è risultata in aumento dell’11,8%, soglia che è stata superata in otto regioni: Sicilia (14,3%), Liguria (13,7%), Sardegna (13,6%), Abruzzo (12,9%), Umbria (12,5%), Puglia (12,5%), Emilia-Romagna (12,4%) e Toscana (12,0%). Gli aumenti dei prezzi meno intensi sono quelli di Valle d’Aosta (+8,7%) e Basilicata (+9,1%), le uniche regioni a scendere sotto il 10%.

Come è noto, l’impennata dell’inflazione è stata determinata dall’esplosione dei prezzi dell’energia. Quelli al consumo di elettricità, gas e altri combustibili (esclusi i carburanti) sono più che raddoppiati un un anno. A novembre, l’indice per questo paniere ha segnato il +130,1%. Sono addirittura undici le regioni che si collocano sopra la media nazionale: Umbria (150,6 %), Liguria (142,6%), Abruzzo (142,4%), Molise (141,5%), Lombardia (141,5%), Piemonte (141,2%), Marche (138,3%), Toscana (137,8%), Emilia-Romagna (137,2%), Sardegna (135,9%) e Trentino-Alto Adige (132,2%). Incrementi minori, ma comunque molto vicini al 100%, si sono avuti in Basilicata (+90,8%) e Valle d’Aosta (+92,2%).

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro