Mercoledì 24 Aprile 2024

Locomotiva Italia, il Pil cresce oltre ogni attesa. È l’ultimo regalo di Draghi

Rispetto al trimestre precedente è aumentato dell’1%. Confronto su base annua migliore di Germania, Usa e Cina

MILANO - L’Istat ha comunicato ieri che il Pil italiano è cresciuto nel secondo trimestre 2022 di un 1% tondo rispetto al trimestre precedente. È l’ultimo regalo di Mario Draghi a un’Italia ingrata. Si tratta di un incremento congiunturale assolutamente eccezionale, tenuto anche conto delle difficoltà del quadro mondiale, con la guerra russo-ucraina, i rincari iperbolici del gas e l’impennata dell’inflazione a dominare la scena. Evidentemente il governo Draghi è riuscito con le sue misure a impedire la temuta perdita di potere d’acquisto delle famiglie salvaguardando i consumi mentre nel frattempo industria e servizi hanno visto ancora crescere il loro valore aggiunto nel secondo trimestre in un contesto sempre molto positivo dal lato degli investimenti. Solo l’agricoltura non ha contribuito al buon andamento del PIL a causa della siccità.

La crescita economica italiana dell’1% nel secondo trimestre ha sbalordito tutti. Basti pensare che un pool di analisti internazionali interpellati dalla Reuters si aspettava un aumento del nostro Pil soltanto dello 0,3%. A questo punto, anche qualora per ipotesi la restante parte dell’anno facesse registrare una stagnazione, l’Italia nel 2022 avrebbe comunque già incamerato una crescita acquisita del 3,4% su base annua. Un dato notevole, considerato che già nel 2021 la nostra economia aveva avuto una significativa progressione del 6,6% dopo la pandemia e che tutti gli altri maggiori Paesi avanzati stanno ora andando a rilento o sono in flessione. L’Italia, da lumaca che era, è diventata la lepre dell’economia mondiale. Le riforme attuate a partire dal governo Renzi, in primis il Piano Industria 4.0 che ha trasformato l’industria italiana nella più competitiva al mondo, hanno creato le premesse per il boom. Poi è arrivato Draghi-Pelé, per usare la metafora di un nostro recente articolo, a insaccare il pallone in porta, non una ma più volte.

Una crescita acquisita del 3,4% significa che il nostro Paese quest’anno sta andando più forte persino della Cina, per la quale il Fondo Monetario prevede nel 2022 un aumento del PIL del 3,3%. Dopo i primi sei mesi del 2022 la crescita acquisita degli Stati Uniti è invece ferma all’1,4%, quella della Germania all’1,6% e quella della Francia al 2,5%.

Il Pil dell’Italia nel secondo trimestre di quest’anno è già tornato in termini reali non solo sopra i livelli del quarto trimestre 2019 precedente lo scoppio della pandemia, ma è anche ormai dello 0,2% sopra il precedente record storico toccato nel terzo trimestre 2019. Quindi il caso italiano è unico e dobbiamo esserne consapevoli e orgogliosi.

Durante il governo Draghi (cioè nei sei ultimi trimestri) il Pil italiano è cresciuto complessivamente del 7,8% rispetto al quarto trimestre 2020. Una progressione nettamente superiore a quelle fatte registrare nello stesso periodo dagli Stati Uniti (+3%), dalla Francia (+5,4%), dalla Germania (+1,9%) e dalla stessa Spagna (+6,9%). Alla luce di questi dati appare ancor più surreale la crisi di governo voluta, contro l’orientamento degli stessi italiani e delle categorie produttive nonché di un’Europa preoccupata, dai leader di tre partiti in netto declino nei sondaggi, tre leader che hanno così interrotto per i loro modesti affari di bottega la positiva esperienza di governo di unità nazionale targata Mario Draghi e voluta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nello spirito di rigore istituzionale che lo ha sempre contraddistinto.

La grande ripresa economica italiana nel 2021-2022 non sarebbe stata possibile senza la campagna vaccinale di successo targata Draghi-Figliuolo, senza un’azione di governo puntuale ed efficiente dell’economia e senza l’autorevolezza internazionale che Draghi stesso ha portato in dote al Paese, riducendo in modo significativo anche il rapporto debito/Pil, così tranquillizzando l’Europa e i mercati. Anche in estate il governo Draghi non andrà in vacanza ma gestirà l’amministrazione corrente con la sua competenza unica. Inoltre, Draghi ha altresì già informato le parti sociali circa la sua volontà di continuare a tamponare con aiuti mirati a famiglie e imprese l’impatto dell’inflazione nel periodo da qui alle elezioni.

È ora necessario, secondo il Mef, "continuare a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese nella seconda metà dell’anno, nonché proseguire nell’opera di attuazione del Pnrr e di impulso agli investimenti e all’innovazione". Peccato che a gestire questo programma non sarà più Mario Draghi, a meno che il 25 settembre gli elettori italiani non creino con il loro voto le condizioni per un Draghi bis.