Mercoledì 24 Aprile 2024

Il piano Ue per le biciclette in 18 punti: c'è anche il taglio dell'Iva

Il Parlamento europeo stila la ‘Strategia europea della ciclabilità’. Tra gli obiettivi quello di dimezzare il numero di ciclisti uccisi o gravemente feriti entro il 2030

Biciclette ad Amsterdam

Biciclette ad Amsterdam

La bicicletta è un mezzo di trasporto a tutti gli effetti, sostenibile e produttivo. È il semplice e infinito presupposto da cui è partito il Parlamento europeo (più precisamente, la Commissione parlamentare dedicata a trasporti e turismo) nello stilare la ‘Strategia europea della ciclabilità’ (in inglese, ‘Cycling strategy’), documento in 18 punti volto a incentivare l’uso e l’economia delle due ruote in tutti gli Stati membri dell’Ue. Resa nota nei giorni scorsi, la risoluzione è ritenuta dagli addetti ai lavori un primo importante passo verso il riconoscimento del valore delle due ruote nel tessuto economico e manifatturiero del continente.

Aumentare del 50% l’uso della bici nella Ue

In Europa, il numero di chilometri percorsi in sella a una bici deve raddoppiare entro il 2030: l’obiettivo, senza dubbio ambizioso, può essere raggiunto attraverso una serie di azioni da portare avanti in tutti gli Stati membri. In primis, occorre migliorare la connettività ciclabile tra aree suburbane e centri urbani con la realizzazione di ciclovie e piste ciclabili. Si dovrebbe favorire, inoltre, la cosiddetta ‘multimodalità’, ovvero l’integrazione tra la bici e altri mezzi di trasporto (ad es., creando più spazi per le biciclette sui treni e aumentando le aree di parcheggio in stazioni ferroviarie e altri ‘hub’ di mobilità).

Sostenere la bici ‘made in Europe’

Attenzione allo sviluppo della ciclabilità significa anche accorciare il più possibile la filiera produttiva, invitando gli Stati membri a supportare la realizzazione di biciclette e componenti entro i confini europei. Come si legge nel documento, la priorità è «stimolare il ‘reshoring’ (letteralmente, il rientro in patria delle aziende che avevano portato i propri stabilimenti produttivi fuori dall’Europa, ndr) e la sicurezza della filiera, incoraggiando posti di lavoro di alta qualità, la creazione di poli ciclistici e il miglioramento della formazione professionale legata all’industria». Tra le aziende che per prime si sono mosse in tal senso c’è l’italiana (di proprietà svedese) Bianchi, che di recente ha investito 30 milioni di euro per riportare gran parte della propria produzione di biciclette – sia elettriche che muscolari – da Taiwan alla storica sede di Treviglio, in provincia di Bergamo. Laddove tutto era cominciato, oltre 50 anni fa. Ma ci sono anche 3T, realtà lombarda all’avanguardia nella realizzazione di telai in carbonio, e il colosso francese Decathlon, che da tempo ha spostato la produzione dall’estremo Oriente a Timisoara, in Romania. Il reshoring eviterebbe, inoltre, il rischio di ricadere nei problemi logistici e di approvvigionamento dei materiali che hanno paralizzato la ripartenza del settore dopo la pandemia.

Taglio dell’Iva

Precursore è stato il Portogallo, che a novembre 2022 ha ridotto l’Iva sull’acquisto delle bici al 6% (in Italia è al 23%), motivandolo come una spesa di prima necessità. Il Parlamento europeo invita ora a un taglio dell’imposta in tutti gli Stati membri, sia sull’acquisto che sui servizi di noleggio e manutenzione.

Dimezzare il numero di ciclisti uccisi entro il 2030

Oltre agli investimenti di carattere economico sulla mobilità ciclistica, per convincere sempre più persone a preferire la bici ad altri mezzi di trasporto (l’obiettivo è arrivare a 100 milioni di europei entro il 2030) è necessario investire sulla sicurezza stradale e sensibilizzare tutti gli utenti a un uso più attento e consapevole del mezzo guidato. Per questa ragione - e per ridurre finalmente il tasso drammatico degli incidenti in bicicletta – il Parlamento europeo ha chiesto agli Stati membri di valutare la possibilità di dichiarare il 2024 ‘anno europeo del ciclismo’.  

 

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