Venerdì 19 Aprile 2024

"Pescanova, innoviamo per offrire qualità sostenibile"

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POSSIEDE oltre sei decenni di esperienza non solo nella pesca, ma anche nell’allevamento, nella trasformazione e nella commercializzazione di prodotti ittici il Gruppo Nueva Pescanova, nato nel 1960 sulla costa galiziana di Vigo e divenuto negli anni, con i suoi oltre 10mila dipendenti e il suo unico sistema di controllo delle filiere, una delle prime multinazionali globali di settore. Il suo braccio italiano, la Pescanova Italia guidata dall’ad Francesco Cadura e promossa dalla responsabile Marketing e Gdo Silvia Bergamini, è invece attivo dal 1989, con sede prima a Roma e poi a Bologna e una politica industriale divisa tra qualità, innovazione e attenzione alla sostenibilità.

Cadura, cominciamo dal primo dei tre aspetti. Che cosa significa, per Pescanova, qualità?

"Significa innanzitutto padroneggiare integralmente la filiera produttiva del pesce, dalle acque in cui lo peschiamo, o, in misura minore, lo alleviamo, fino al piatto sul quale viene servito. E il sistema in questione, che parte da ben 70 navi fattoria oceaniche con impianti di surgelazione a bordo inventate, sostanzialmente, proprio da noi, è il solo a consentire al consumatore finale di comprare direttamente da chi pesca, alleva, lavora e commercializza le ricchezze del mare. Nel rispetto di certificati e normative riconosciuti dalla Comunità Europea e grazie al lavoro di personale competente, sia imbarcato dall’Europa sia formato da noi sul posto".

Innovare, però, è un concetto che per voi va oltre i navigli ad alta tecnologia.

"Significa anche lavorare per un futuro che leghi prestazioni economiche convincenti e tutela ambientale, tra la promozione di pratiche di pesca e acquacoltura sempre più attente a questo connubio e un processo di innovazione che muove, soprattutto nel secondo caso, verso una riduzione della pressione dell’industria sulla fauna marina che solo l’evoluzione tecnica può garantire. In particolare, in questo solco si inserisce il Pescanova Biomarine Center, il primo centro di Ricerca e Sviluppo in Acquacoltura d’Europa che sarà inaugurato a fine anno e dove 50 professionisti si dedicheranno allo studio della genetica, dell’alimentazione e del benessere delle specie. Senza dimenticare un rinnovo delle flotte che passa da sette nuovi pescherecci dotati delle più avanzate tecnologie per il risparmio energetico e l’ottimizzazione della pesca".

E si ferma qui il vostro processo di transizione alla sosteniblità?

"Evidentemente no, se è vero che il Programma di Sostenibilità ‘Pescanova Blue’, tra i nostri fiori all’occhiello, rappresenta proprio la risposta operativa in tema ‘green’ al nostro parallelo programma di Responsabilità Sociale d’Impresa. I suoi cinque principi cardine, del resto, sono un approvvigionamento responsabile, l’attenzione alla qualità e alla sicurezza di lavoro e lavoratori, il pensiero fisso alla salubrità delle produzioni finali, la responsabilità che applichiamo alle relazioni con gli attori dei luoghi in cui lavoriamo e il rispetto di ogni requisito etico e legale imposto dalle autorità locali e internazionali, dall’Africa al Sudamerica. Nel 2020, per fare solo un esempio, abbiamo sottoscritto il Patto delle Nazioni unite per gli Oceani sostenibili, assicurando così l’applicazione dei suoi principi in tutti i 19 Paesi in cui operiamo".

Quindi la cooperazione di cui parlate si estende anche alle autorità politiche?

"Partecipiamo attivamente ai tavoli di relazione con i governi dei Paesi in cui sviluppiamo le nostre attività di pesca, perché dal dialogo costante nasca un progressivo e migliore ordinamento giuridico e biologico delle loro risorse marine. Collaboriamo, poi, anche con diverse Ong e altre associazioni di settore, tra cui la Global Sustainable Seafood Initiative (Gssi) e la Sustainable Fisheries Partnership (Sfp), e partecipiamo a progetti di miglioramento della pesca (Fip), con l’obiettivo finale di migliorare e preservare la salute della pesca. Il Gruppo Nueva Pescanova, poi, ha scelto di proseguire il proprio impregno nella difesa degli ecosistemi marini attraverso 101 nuovi progetti che riguardano il 14° Obiettivo per lo Sviluppo sostenibile dell’Onu, che, non a caso, va sotto l’etichetta de ‘La vita sott’acqua’".

Bergamini, sul piano economico, invece sta giovando il recente boom dei consumi ittici.

"I consumi italiani e internazionali, è vero, sono in ascesa, anche per il sempre maggiore apprezzamento di materie prime che vengano da pratiche certificate di pesca sostenibile, che garantiscono il rispetto dell’ambiente e delle specie e che, con la loro surgelazione velocissima, siano a un tempo pratiche da cucinare e garantite lato qualità. Durante l’anno della pandemia, infatti, un ruolo importante per la crescita l’hanno fatta i prodotti surgelati con il loro +5,5% di consumi sul 2019. Numeri, questi, che hanno portato i consumi pro-capite alla cifra record di 15,1 kg di media all’anno, mentre molto bene hanno fatto anche i prodotti ittici (+18% sul 2019 nel retail), percepiti come sicuri, salutari e nutrienti e trainati dal +30,1% del pesce panato o pastellato".

Lorenzo Pedrini