Mercoledì 24 Aprile 2024

Perché Instagram ha tolto le canzoni. Cosa c'è dietro la guerra della musica

Il nodo della quantificazione del diritto d'autore: la Siae vuole più trasparenza, ma Meta si tiene ben stretti i propri segreti. La disputa che rischia di eliminare il 99% della musica italiana dai social network

Roma, 17 marzo 2023 - Con lo scoppio della guerra tra il mondo della musica italiana e Meta, si torna a parlare della difficile questione del diritto d’autore sui social. La decisione della società madre di Facebook e Instagram di rimuovere tutti i brani protetti dalla Società Italiana degli Autori ed Editori (Siae) avrà un impatto non trascurabile sia per gli utenti sia per gli artisti italiani, dato che l’ente gestisce la quasi totalità del mercato.

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Da Instagram e Facebook (del gruppo Meta) giro di vite sulla musica (Ansa)
Da Instagram e Facebook (del gruppo Meta) giro di vite sulla musica (Ansa)

L’origine del conflitto risale al 1 gennaio 2023, quando è scaduta la licenza che autorizzava Meta a usare le canzoni sotto la protezione della Siae. E si sono avviate le negoziazioni, con le due parti interessate che hanno optato per approcci completamente diversi. Il colosso della Silicon Valley ha messo sul tavolo un pacchetto di condizioni che avrebbero già funzionato in altri paesi europei come Spagna, Francia, o Regno Unito.

Ma la Siae, evidentemente, aveva idee diverse: l’ente chiedeva trasparenza totale e condivisa per quanto riguarda l’effettivo valore del repertorio. Richiesta che sarebbe stata rifiutata da Meta, restia di condividere “informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo”, si legge in una nota della Siae. Una mossa per niente inusuale nel mondo delle Big Tech.

La società italiana, da un certo punto di vista, si è trovata – o per lo meno pensava di trovarsi – in una posizione negoziale vantaggiosa rispetto ad altri gestori dei diritti d’autore: fino al 2018 la Siae operava in un contesto di monopolio rappresentando un caso unico (insieme alla Repubblica Ceca) nell’Unione europea. Tuttavia, con l’arrivo della direttiva Ue Barnier, il quadro si è modificato e ha iniziato a guadagnarsi spazio Soundreef, gestore indipendente con sede a Roma e Londra, rubando un paio di grandi nomi alla Siae, come J-Ax, Gigi D’Alessio o Fedez (anche se la sua società editoriale Zdf resta con la Siae). Infatti, le canzoni di questi artisti rimarrebbero disponibili all’uso, ma rappresentano comunque una fetta abbastanza sottile del mercato: la Siae dichiara di avere in catalogo il 99% della musica italiana.

Il mercato discografico spera ancora che si trovi una soluzione al conflitto. “La recente Direttiva copyright ha stabilito regole molto precise per le licenze di musica online e pertanto ci auguriamo che Siae e Meta trovino presto un accordo nell’interesse del crescente mercato musicale in Italia e degli aventi diritto”, ha affermato Enzo Mazza ceo della Federazione Industria Musicale Italiana (Fimi). La Siae finora tiene duro e dichiara di non accettare “imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”. “Queste piattaforme digitali guadagnano miliardi e sono restii a pagare qualcosa agli autori, che vivono di diritti”, così Mogol, presidente onorario della società, ha commentato la vicenda. “È una battaglia giusta quella che facciamo a tutela degli artisti, è una battaglia sacra. Il copyright è stato approvato alla Camera e al Senato ed è fermo da 7-8 mesi ai decreti attuativi, è tutto fermo e non riusciamo a capire perché, se non si sblocca è una battaglia che abbiamo perso”, ha affermato nel corso della presentazione dell’album Capolavori Nascosti, secondo quanto riporta l’agenzia LaPresse.  

 

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