Perché il gasolio costa (molto) più della benzina. Gli scenari sul diesel

Tra un litro di verde e uno di diesel in modalità self ballano circa 15 centesimi di differenza. L'effetto stagionale

Milano, 12 novembre 2022 - La tendenza è ormai evidente: il diesel costa più della benzina. Nelle ultime rilevazioni pubblicate il 9 novembre il prezzo medio di un litro di benzina in modalità self service è a quota 1,71 euro contro 1,87 euro di un litro di gasolio, oltre 15 centesimi di differenza. Prezzi che, giova ricordarlo, sono tali per effetto del taglio alle accise che gravano sui carburanti. Le ragioni vanno ricercate negli usi tipici dei diversi carburanti.

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Una pompa di benzina
Una pompa di benzina

Un carburante per le aziende

La ripartenza post-pandemia, a fronte di una produzione rallentata, ha portato ad un aumento generalizzato del prezzo dei carburanti, dalla benzina al gasolio. A sfavore del gasolio c'è il fatto che viene utilizzato nelle attività economiche, macchine movimento terra, motori industriali, autotrasporto, settori che nel periodo più acuto della pandemia hanno subìto una contrazione per poi conoscere una domanda in rapida ripresa e, quindi, un’impennata dei consumi. Ha giocato poi un ruolo determinante la guerra in Ucraina, perché fino a prima del conflitto l’Unione Europea importava dalla Russia circa il 30% del gasolio. Le sanzioni decise dalle autorità europee hanno imposto un progressivo taglio alle importazioni da Mosca, incluse quelle di petrolio e prodotti raffinati. Parte da lì il sorpasso del prezzo del diesel sulla benzina. Inoltre, il consistente aumento del prezzo del gas ha portato molte attività industriali ad incrementare i consumi di gasolio.

La domanda non cala mai

A fare chiarezza sul tema è Claudio Spinaci, presidente di Unem (Unione energie per la mobilità, ex Unione petrolifera). Innanzitutto, Spinaci fa notare che il fenomeno non è nuovo: normalmente in questa parte dell’anno la domanda di benzina per la mobilità privata tende a calare, mentre quella di gasolio aumenta perché viene usato anche per il riscaldamento e la produzione di energia elettrica. "Nessuno se n'è accorto finora perché il differenziale di prezzo tra i due prodotti poteva raggiungere i 3-4 centesimi di euro per litro a favore del gasolio e veniva più che compensato dagli 11 centesimi in meno di accisa che gravano su questo prodotto", sostiene Spinaci. Oggi che il differenziale tra i due prodotti è arrivato anche a 20 centesimi di euro al litro, salta più all'occhio: "Questa situazione si è venuta a creare per la minore disponibilità di gasolio, dovuta in larga parte al venir meno delle importazioni russe, da cui l’Europa dipende per circa il 30% del suo fabbisogno. E stiamo parlando di 25 milioni di tonnellate all’anno". Il risultato è quello che Spinaci chiama una "corsa all’acquisto", per "assicurarsi le forniture di gasolio necessarie ad affrontare il periodo invernale", soprattutto "in previsione di doverlo utilizzare anche per usi industriali, nel caso di interruzione o razionamento nelle forniture di gas ed energia elettrica". Per questo le tensioni internazionali finiscono per concentrarsi sul prezzo del gasolio.

Secondo il presidente dell’Unem, però, non c’è da preoccuparsi per le forniture: "Possiamo ancora contare su un’industria della raffinazione. Saremo in grado di soddisfare la domanda interna e minimizzare l’impatto sui prezzi". Spinaci però ricorda che a partire dal 5 dicembre entreranno in vigore le sanzioni sul petrolio russo. E la raffineria Isab di Priolo, controllata dalla russa Lukoil, rischia di chiudere, anche se il governo si è impegnato a mantenerla in funzione. Se Priolo chiudesse, secondo Spinaci, potremmo arrivare a un problema di produzione: "Isab rappresenta il 20% della capacità di produzione italiana ed è un importante produttore di gasolio. A quel punto potrebbe scoppiare un problema di disponibilità".

Cosa può succedere ora

Il rallentamento dell’economia in atto, però, porterà a una riduzione dei consumi energetici dell’apparato industriale, che in questi giorni si è tradotto in una riduzione del prezzo del gasolio maggiore rispetto a quanto avvenuto per la benzina. Ma le scorte di petrolio e prodotti petroliferi a livelli storicamente bassi non forniscono attualmente alcun ammortizzatore a eventuali balzi dei prezzi. Tradotto: un aumento repentino della domanda o uno shock nella produzione o nella distribuzione potrebbero provocare impennate ben peggiori.

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