Sabato 20 Aprile 2024

Per i vaccini serve investire su Big Pharma

Bruno

Villois

Il dopo Covid è iniziato con l’arrivo dei vaccini ma le vaccinazioni vanno a rilento sia per la carenza del prodotto, che per l’organizzazione delle somministrazioni. I motivi della prima sono ascrivibili alla inferiore resa delle produzioni di oltre la metà del previsto. Quelli della seconda ad una confusione complessiva su chi fa cosa e dove. Pretestuosa la contestazione alle case farmaceutiche per la ridotta consegna. Meglio evidenziare che i vaccini in passato si realizzavano in non meno di 45 anni, mentre quelli attuali, prodotti da più case, sono stati studiati e messi sul mercato in meno 10 mesi. Un vero miracolo della ricerca scientifica, ottenuto grazie alla capacità di fare rete sia della comunità scientifica che dei produttori di farmaci. I quali hanno tutti gli interessi a consegnare il più possibile e garantirsi presso gli Stati un riconoscimento che ne agevolerà l’attività futura. Pfizer e AstraZeneca hanno sostanziosi rapporti con la comunità scientifica italiana, hanno stabilimenti in Italia e, cosi come gli altri produttori a capitale italiano ed estero, danno occupazione a decine di migliaia di soggetti, in grande maggioranza qualificati, e sono tra i maggiori contribuenti fiscali e previdenziali. Non hanno certo motivi per non soddisfare appieno le esigenze di vaccino del nostro Paese. Certo che se la politica, di ogni colore, alcuni decenni fa non avesse completamente abbandonato il settore farmaceutico e della ricerca scientifica biomedica, rendendo le aziende un bancomat fiscale senza riconoscere alcun incentivo a investire da noi, oggi avremmo potuto essere protagonisti in Europa nel campo dei vaccini insieme alle aziende di Big Pharma.

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