Pensioni, da quota 41 a quota 102. Ecco come cambieranno

La ministra Calderone annuncia che il governo sta studiano un pacchetto di proroghe per evitare lo scalone che scatterebbe dal primo gennaio 2023

Roma. 4 novembre 2022 - Marina Calderone, la nuova ministra del Lavoro, alla prima uscita pubblica, dopo il primo summit nella sede del Ministero di via Flavia con i leader delle parti sociali, annuncia che "Quota 41 è un punto di riferimento come nuova misura pensionistica per il 2023, oltre al rinnovo di Ape sociale e Opzione donna".

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E, dunque, per evitare lo scalone che scatterebbe dal prossimo primo gennaio, il governo punta a una sorta di pacchetto ponte di proroghe e qualche novità, come la possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi e 60-61 anni di età. In attesa della riforma complessiva nel 2023. "Arriveremo – spiega la responsabile del dicastero di via Veneto - a fare una riforma delle pensioni complessiva, al di là delle singole misure che finiranno nella prossima legge di bilancio, perché la riforma Fornero ha portato a otto salvaguardie senza valutare alcune situazioni oggettive". 

La ministra del lavoro Marina Calderone e il sottosegretario Claudio Durigon (ImagoE)
La ministra del lavoro Marina Calderone e il sottosegretario Claudio Durigon (ImagoE)

L’incontro con le parti sociali è stata anche l’occasione per fare il punto su altri capitoli delicati. E così sul Reddito di cittadinanza, la ministra ha spiegato che "nessuno sarà lasciato indietro", ma che si andrà ugualmente alla revisione dello strumento nel segno di lasciare il sussidio per chi non può lavorare, mentre coloro che possono farlo dovranno seguire corsi di formazione, ma non potranno contare più come prima su un contributo a fondo perduto. Niente da fare, invece, per i navigator: il contratto non sarà rinnovato. Sul salario minimo, invece, ci saranno due anni per recepire la direttiva europea.  Ma torniamo alle pensioni e vediamo quali misure saranno prorogate. 

Ape sociale 

La formula è utilizzabile dai lavoratori dipendenti, pubblici e privati, da quelli autonomi e anche dagli iscritti alla Gestione separata dell’Inps, con almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi, che si trovino in una delle seguenti condizioni: lavoratori che svolgono attività «gravose», invalidi civili di grado almeno pari al 74 per cento, caregiver, disoccupati.

Canale precoci

Possono andare in pensione anticipatamente con 41 anni di contributi i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, e gli autonomi, che abbiano lavorato prima dei 19 anni per almeno 12 mesi in modo effettivo anche non in modo continuativo. Questa è la prima condizione per utilizzare il precorso di uscita dal lavoro abbreviato, ma i lavoratori indicati, per poter andare in pensione prima delle scadenze ordinarie, devono anche trovarsi in una delle seguenti condizioni: lavoratori che svolgono attività gravose, invalidi civili di grado almeno pari al 74 per cento, caregiver, disoccupati, lavoratori che svolgono lavoro usurante o notturno. 

Opzione donna 

Possono lasciare il lavoro per la pensione con Opzione donna le lavoratrici dipendenti, pubbliche e private, e autonome iscritte all’Inps. La via di uscita indicata non può essere utilizzata per chi è iscritta alla Gestione separata. L’ultima legge di Bilancio permette l’accesso al pensionamento anticipato attraverso Opzione donna alle lavoratrici che abbiano raggiunto i 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti, o i 59, se autonome, entro il 31 dicembre 2021. Si tratta, dunque, di una possibilità che hanno potuto utilizzare quest’anno (o che potranno utilizzare anche nei prossimi mesi) le donne nate entro il 31 dicembre 1963 o entro il 31 dicembre 1962. Si tratta di vedere se per il 2023 verrà lasciato questo requisito o se verrà aumentato di un anno a quota 59-60 anni. Ma entro poche settimane si saprà E a quel punto potranno lasciare il lavoro coloro che conquisteranno o avranno conquistato il nuovo requisito entro il 31 dicembre 2022. Età a parte, per poter utilizzare Opzione donna occorre avere raggiunto anche 35 anni di contributi entro la scadenza indicata. E anche in questo si tratterà di vedere se il requisito verrà elevato o se resterà, come è probabili, a 35 anni. 

Quota 102 

Il 2022 è stato ed è caratterizzato, sul fronte della flessibilità previdenziale, dalla possibilità di lasciare il lavoro in anticipo con Quota 102, che ha preso il posto a inizio anno di Quota 100. In pratica, per quest’anno è possibile andare in pensione con 64 anni di età e 38 anni di contributi. Una soluzione che doveva essere e dovrebbe essere provvisoria, in attesa di un intervento strutturale che stabilisca regole di anticipo generali e valide per tutti. Il problema è che non si riuscirà facilmente a raggiungere questo obiettivo entro i prossimi due mesi: dunque, non è da escludere una proroga di Quota 102 anche per il 2023. Possono utilizzare il canale di uscita permesso da Quota 102 i lavoratori, pubblici e privati, dipendenti e autonomi, che raggiungano a abbiano raggiunto i 64 anni di età e i 38 anni di contributi nel corso dell’anno in corso. Se verrà prorogata, la scadenza diventerà il 31 dicembre 2023 per la maturazione dei requisiti indicati. 

Quota 41 

E’ la formula per lasciare il lavoro voluta dalla Lega, ma nelle intenzioni originarie doveva essere secca: 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Matteo Salvini, però, ha sdoganato la possibilità di aggiungere un requisito di età: 60 o 61 anni. E La Calderone conferma questa possibilità  Alla fine diventa un’altra versione di Quota 102.