Pensioni, spunta quota 41 con soglia di età. Ecco le ipotesi in campo

La maggioranza ragiona su una versione rivista della proposta leghista. Stop della Cgil a ‘Opzione uomini’

Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, difende il modello pensionistico contributivo

Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, difende il modello pensionistico contributivo

Roma, 18 ottobre 2022 - Il governo ancora non c’è, ma la partita per i prossimi interventi sulle pensioni è già cominciata. E così, dopo Opzione uomini (Opzione tutti), che contempla l’uscita a 58-59 anni, ma con il taglio dell’assegno fino al 30 per cento, sostenuta dagli sherpa di Fratelli d’Italia, ieri è comparsa sulla scena delle ipotesi in ballo anche una versione riveduta e ridimensionata di Quota 41 che prevede la possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi, ma non più a prescindere dall’età: verrebbe, invece, fissata anche una soglia di accesso a 60-61 anni.

Di questo si è parlato sicuramente nel primo summit dedicato alla materia in casa Lega, tra Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti e Claudio Durigon. Il che lascia intravedere un primo braccio di ferro tra il Carroccio e Giorgia Meloni proprio sulla previdenza. Di sicuro, in attesa che parta di nuovo il cantiere della previdenza, ai nastri di partenza si schierano leader politici e sindacali e addetti ai lavori. Maurizio Landini sottolinea come sia urgente intervenire per evitare che dal prossimo primo gennaio scatti lo scalone dei 67 anni per andare in pensione. Ma avvisa anche sui paletti che il sindacato intende porre nella trattativa con il governo. "Insieme a Cisl e Uil – ricorda il leader della Cgil – abbiamo presentato una piattaforma sia al governo Draghi sia al governo Conte e la ripresentiamo al governo Meloni". Di sicuro Landini boccia l’ Opzione tutti, perché "mandare in pensione le persone riducendo loro l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile". Di tutt’altro avviso il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: "Credo che tutte queste riforme siano orientate a un principio giusto, quello di garantire una certa flessibilità in uscita rimanendo ancorati tuttavia la modello contributivo. Su questo eravamo orientati anche durante il governo Draghi. Quindi se si va in questa direzione (poi ovviamente la politica deciderà), mi sembra che si è abbastanza in linea rispetto a quello che si stava facendo".

Salvini e i suoi, però, non vedono di buon occhio l’ipotesi dell’uscita a 58-59 anni, con 35 anni di contributi e il taglio di una fetta consistente dell’assegno. Da qui l’ipotesi di spingere su Quota 41. Ma, per evitare obiezioni sul costo dell’operazione, pari a circa 5 miliardi di euro, si ipotizza l’introduzione di una soglia di età per l’accesso. Se si dovesse fissare a 60 anni o a 61, non si farebbe che replicare Quota 101 o 102.