Le nuove pensioni, cosa cambia: quota 103 avrà un tetto. Bonus per chi resta al lavoro

Aumento del 10% in busta paga se non ci si ritira a vita privata anticipatamente. Per gli assegni minimi si prevede un recupero del 120%: si passerà a 570 euro al mese

Roma, 23 novembre 2022 - Penalità per chi va in pensione in anticipo con Quota 103, premi (sullo stipendio) per chi rimane al lavoro pur potendo andare via. È lungo questa doppia formula che si muove il complessivo pacchetto previdenza della manovra per il 2023. Con due corollari degni di nota: il taglio (pari anche a 80-100 euro il mese, a seconda dell’importo del trattamento) della rivalutazione degli assegni più elevati. Con una perdita media (o, meglio, un mancato incremento) pro-capite di oltre 1.200 euro annui per 4,3 milioni di pensionati che percepiscono circa 1.800 euro netti mensili. E la sostituzione di Opzione donna con Opzione mamma, per indicare il vantaggio nell’utilizzo del meccanismo per chi ha figli.

Rivalutazione pensioni 2023 minime e non: chi ci perde e quanto. Le simulazioni

La nuova quota 103
La nuova quota 103

Quota 103

Pensioni quota 103: a chi conviene e quali sono le penalizzazioni

Trova conferma l’introduzione della nuova Quota 103 per andare in pensione in via anticipata nell’anno prossimo: dunque, con 62 anni di età e 41 di contributi. Ma la sorpresa è che la pensione avrà un tetto pari a 5 volte il cosiddetto trattamento minimo Inps e, dunque, di 2.600 euro o di 2.855, a seconda che verrà utilizzato il trattamento 2022 o quello del 2023. Fino al momento della maturazione dei requisiti per la vecchiaia (67 anni): a quel punto l’assegno tornerà pieno. Su Quota 103 dovrebbero essere confermate, comunque sia, le finestre mobili di tre mesi per i lavoratori privati e sei mesi per i pubblici ma con sette mesi per i pubblici che hanno raggiunto i requisiti a fine dicembre 2022. In pratica quindi con requisiti raggiunti nel 2022 si esce dal lavoro ad aprile se privati e da agosto se pubblici. Va invece chiarita l’esistenza o meno del divieto di cumulo con l’attività lavorativa che scoraggerebbe per un’ampia platea di lavoratori l’accesso alla misura (dovrebbe essere lasciata la possibilità di cumulare un reddito da lavoro di 5mila euro l’anno).

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Bonus decontribuzione 

La manovra prevede anche un bonus "decontribuzione" per chi resta al lavoro con un aumento in busta paga del 10% per chi opera questa scelta. Ma questa misura, definita dal ministero dell’Economia "Bonus Maroni" poiché fu studiata circa 20 anni fa dall’allora ministro del Lavoro, rischia di essere poco appetibile per il pensionando se seguirà gli stessi criteri ovvero se cristallizzerà la pensione nel momento della scelta senza che si versino ulteriori contributi. In una fase nella quale gran parte dell’importo dell’assegno è legato al calcolo contributivo potrebbe far pendere la stragrande maggioranza di chi vuole lavorare pur avendo i requisiti per la pensione a farlo senza chiedere il bonus.

RIivalutazione

La manovra introdurrà poi una stretta sulla perequazione, ovvero il recupero dell’inflazione. Si mantiene la perequazione al 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo (fino a 2.100 euro), mentre sarà invece ridotta la perequazione per quelle oltre questo tetto. Probabilmente scenderà dal 90% al 75% per quelle tra quattro e cinque volte il minimo e al 50% per quelle da cinque a 10 volte il minimo fino al 30 o 35% per quelle superiori a 10 volte il minimo (circa 5.250 euro). Si tratta, però, di definire se si applica anche in questo caso il minimo 2022 o quello 2023.

Le minime

Per le pensioni minime si prevede un recupero del 120%. E, dunque, si passerà da 525 euro mensili a 570.

Opzione mamma

Sarà poi prorogata per il 2023 Opzione donna con alcune modifiche: si andrà in pensione a 58 anni con due figli o più, a 59 con un figlio e a 60 negli altri casi ma a questo dovrebbe essere aggiunto un anno di finestra mobile come previsto per la misura negli anni scorsi.

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