Giovedì 18 Aprile 2024

Pensioni, quota 100 parte da aprile. Ma per gli statali slitta di sei mesi

Tre anni di sperimentazione. Clausole di garanzia per limitare la spesa

Una sede dell'Inps (Newpress)

Una sede dell'Inps (Newpress)

Roma, 13 dicembre 2018 - Quota 100 è confermata, ma sarà attuata con paletti, finestre e vincoli che finiranno per ridurre l’impatto dell’anticipo di pensionamento sulle casse dello Stato, almeno per il 2019. I dipendenti privati che raggiungono i 38 anni di contributi e i 62 anni di età entro fine anno potranno lasciare il lavoro dal prossimo aprile, ma quelli pubblici solo da ottobre. Per tutti scatterà comunque il divieto di cumulo tra pensioni e redditi sopra i 5 mila euro annui. E comunque l’intero sistema varrà in via sperimentale per tre anni (dal 2019 al 2021) e poi si vedrà, con l’aggiunta di clausole di salvaguardia che potranno comportare un allungamento delle vie di uscita se le domande dovessero fare impennare la spesa. I tecnici della Ragioneria dello Stato stimano una propensione all’utilizzo della misura dell’85% degli aventi diritto ma tecnici vicini al dossier assicurano che il tiraggio sarà più basso perché una parte consistente della platea è formata da dipendenti pubblici (circa 170.000) che avranno probabilmente un interesse più basso dei privati all’anticipo della pensione.    Vediamo, in sintesi, le novità del pacchetto pensioni che saranno inserite nella legge di Bilancio. I lavoratori privati potranno andare in pensione con almeno 62 anni di età e 38 di contributi dal primo aprile se si sono raggiunti i requisiti entro il 31 dicembre 2018. Chi li raggiungerà dopo, potrà andare via tre mesi più tardi: la finestra è di tre mesi ed è mobile. I lavoratori pubblici, al contrario, dovranno dare un preavviso di sei mesi, ai quali si aggiungono i tre di finestra mobile. La prima data utile sarà il primo ottobre. Le altre a seguire. La pensione con quota 100 non è cumulabile con il lavoro dipendente o autonomo se non nel limite di 5.000 euro annui da lavoro autonomo occasionale. Fino al raggiungimento dell’età pensionabile dei 67 anni. Le pensioni anticipate si potranno conseguire a qualsiasi età anche nel 2019 con 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e 41 anni e 10 mesi se donne senza l’aumento di cinque mesi dell’aspettativa di vita che scatta l’anno prossimo per l’età di vecchiaia. Saranno previste per queste pensioni però le finestre trimestrali e quindi il vantaggio reale sarà di soli due mesi.    Nel pacchetto ci saranno anche l’opzione-donna, l’Ape social e la pace contributiva. L’anno prossimo potranno andare in pensione le donne con almeno 35 anni di contributi nate entro il 31 dicembredel 1959 se dipendenti e entro il 31 dicembre 1958 se autonome. A questo trattamento si applica la decorrenza mobile. E il calcolo contributivo della pensione. L’Ape social per gli over 63 in condizione di difficoltà con almeno 30 anni di contributi se disoccupati e 36 se impegnati in lavori gravosi è prorogata al 31 dicembre 2019. Per i giovani si riduce a 2 volte il minimo l’accesso alla pensione anticipata nel sistema contributivo.    E in via sperimentale per il 2019 e il 2020 si potranno riscattare i periodi non coperti da contribuzione (come nel caso del riscatto della laurea) per i quali non sussista obbligo contributivo. Sarà possibile solo per chi è interamente nel sistema contributivo e quindi non ha anzianità contributiva precedente il 31 dicembre 1995. L’onere sarà detraibile dall’imposta lorda (non è ancora definito se sarà il 50% o il 65%).

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