Giovedì 25 Aprile 2024

Pensioni e manovra, assalto a quota 100 per tagliare le tasse

I renziani e parte del Pd vogliono abolirla: 4 miliardi di risorse. Ma Gualtieri frena

Inps (NewPress)

Inps (NewPress)

Roma, 7 ottobre 2019 - Dipendesse solo dai renziani, ma anche da una parte del Pd (quella più riformista), Quota 100 sarebbe già abolita dal 2020, senza attendere la fine della sperimentazione. Matteo Renzi lo ha accennato più volte e Luigi Marattin, l’uomo dei conti di Italia Viva, lo spiega senza mezzi termini: "Quota 100 è stato un errore e andrebbe cancellata. Lo strumento per il pensionamento delle persone in difficoltà c’è già, è l’Ape social, e, semmai, va prorogato e reso strutturale". Analoga la tesi di Tommaso Nannicini, del Pd, che ha più volte sostenuto come "l’idea di far esaurire Quota 100 è un altro esempio lampante della politica da struzzi e non da giraffe". E che, anzi, ha pronto un progetto di intervento già presentato in Senato su "misure urgenti per la flessibilità e l’equità intergenerazionale del sistema previdenziale". Dunque, se governo e maggioranza (da Giuseppe Conte al ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, fino al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e ai big del Pd) insistono per non toccare la durata (fino al 2021 compreso) del meccanismo, voluto dalla Lega, per l’uscita anticipata con 62 anni di età e 38 di contributi, non per questo il dossier può dirsi chiuso. È vero che Renzi tenta di fermare, almeno sulla manovra, la macchina delle polemiche: "Se il Pd vuole fare prima il cuneo fiscale e poi il resto, siamo d’accordo. Io ritengo sia poca roba, piccola, ma in nome del quieto vivere, purché non alzino l’Iva, io ci sto". È altrettanto vero, però, che i nodi sulla misura simbolo dei dem sono tutti da sciogliere. Così, il ministro Paola De Micheli spiega che "la platea che beneficerà del taglio del cuneo sul lavoro sarà la stessa di quella che ottenne gli 80 euro". Ma il vice-ministro dell’Economia, sempre Pd, Antonio Misiani, insiste nel dire che "la priorità è iniziare ad aiutare i dipendenti a basso reddito, precari, lavoratori poveri: 3 milioni e 700 mila lavoratori incapienti che sono rimasti esclusi dal bonus di Renzi". Per loro l’ipotesi di un bonus di 40 euro mensili fin dal prossimo gennaio e non da luglio, circa 400-500 euro l’anno in più. Idee confuse, insomma. Ha buon gioco, allora, Marattin a osservare che il beneficio sarà di 40 euro solo se riguarda la platea degli 80 euro, perché se si inseriscono anche gli incapienti si scende a 20 euro. Da qui l’idea dei renziani di fare quest’anno solo il disinnesco dell’Iva, una misura per estendere gli asili nido gratuiti e recuperare risorse per avviare la riforma dell’Irpef dal 2021.

Alla voce recupero risorse si iscrive il blocco di Quota 100. "Premesso che si tratta di una nostra idea e che si deciderà nella maggioranza – spiega Marattin – è o sarebbe del tutto lineare fermare un meccanismo che costa tanto, crea disparità enormi e penalizza i giovani. Si potrebbero recuperare circa 3-4 miliardi che, sommati alle risorse del bonus degli 80 euro, a quelle che si vogliono impiegare per il mini taglio del cuneo e a altri fondi, permetterebbero di avere una dote anche di 20 miliardi da destinare a una riforma fiscale complessiva dal 2021". Nannicini, a sua volta, autore di una proposta di legge che riforma gli attuali strumenti di flessibilità in uscita e prevede anche la possibilità di andare via a 64 anni (con calcolo contributivo dell’assegno), ha osservato che Quota 100 "avvantaggia solo i lavoratori con carriere contributive solide, soprattutto uomini, e nel 2021 creerà uno ‘scalone’ di ben 5 anni", con l’effetto che chi è nato a dicembre andrà in pensione a 62 anni, chi è nato a gennaio a 67 anni. "Una follia". 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro