Mercoledì 24 Aprile 2024

Pensioni, Sud Italia come il Portogallo. Flat tax al 7% per chi arriva dall'estero

Via libera all'emendamento. L'obiettivo è incamerare un gettito extra e ripopolare i piccoli Comuni del Meridione. Ecco chi può beneficiarne

Una scena del film "Cocoon" sul mito dell'eterna giovinezza

Una scena del film "Cocoon" sul mito dell'eterna giovinezza

Roma, 17 dicembre 2018 - C’è già chi l’ha ribattezzata "operazione 7 per cento" o "flat tax per i pensionati", con l’obiettivo, anche di marketing fiscale, di aprire le porte del Mezzogiorno ai pensionati stranieri o a quelli italiani che hanno lavorato all’estero, garantendo per cinque anni uno sconto sulle tasse di assoluto vantaggio: proprio quel 7 per cento di aliquota secca da applicare su tutti i redditi della persona che sceglie di trasferirsi nel Sud del Paese, in comuni fino a 20 mila abitanti. Un’agevolazione che dovrà servire a recuperare risorse da destinare alle università e ai giovani ricercatori del Meridione.

Lanciata da Matteo Salvini qualche mese fa, l’idea è stata tradotta in emendamento alla legge di Bilancio in queste ultime giornate da Alberto Bagnai, con il via libera del sottosegretario al Lavoro del Carroccio Claudio Durigon, che ha la delega per la previdenza. A spingere e sostenere la proposta anche Fratelli d’Italia e, con larga probabilità, Forza Italia. Il modello di riferimento è quello portoghese, di Cipro o di altri Paesi dell’Est Europa che, per attrarre pensionati benestanti o ‘altospendenti’, hanno offerto condizioni di favore fiscale di tutto rilievo. Tant’è che, non a caso, migliaia di italiani hanno trasferito la residenza in queste zone tax free. In base alla norma all’esame, però, proprio questi vacanzieri italiani della pensione non potranno rispostare la residenza nel Mezzogiorno: troppo comodo – spiegano gli sherpa del meccanismo – e probabilmente anche incostituzionale. Il meccanismo, infatti, non è finalizzato "a rimpatriare i soggetti italiani che hanno trasferito la residenza in Portogallo o altrove per ragioni fiscali. Il presupposto, infatti, è la percezione di redditi da pensione di fonte estera. Potranno beneficiare della misura, quindi, i connazionali che hanno vissuto e lavorato all’estero e i pensionati di altri Paesi", che non abbiano avuto la residenza in Italia negli ultimi cinque anni. La logica di questa impostazione è determinata da varie esigenze. "Indubbiamente – puntualizzano dalla Lega – quella di evitare l’ingiustizia di tassare la stessa pensione nazionale in modo agevolato in capo a coloro che hanno abbandonato opportunisticamente il Paese, e in modo ordinario a quelli che al Sud ci vivono da sempre e non si sono spostati. Peraltro, assoggettare a tassazione in misura differenziata redditi identici non sarebbe costituzionalmente legittimo". E questo vale anche a escludere che la tassazione agevolata valga per i residenti al Nord Italia che si spostano al Sud. Le obiezioni vengono superate – sempre secondo i tecnici del Carroccio – se vengono agevolati solo i redditi stranieri o generati all’estero: non solo si tratta di redditi non tassati in precedenza in Italia, ma, addirittura, di redditi che finirebbero per produrre nuovo gettito per l’Erario italiano: non siamo in presenza di una riduzione fiscale da coprire con risorse versate dagli altri contribuenti o con tagli alla spesa. E, d’altra parte, c’è anche il precedente voluto da Matteo Renzi dello sconto per i ricchi stranieri che si trasferiscono da noi.

Nell'ottica della Lega, l’operazione, per di più, dovrebbe servire a sostenere la domanda interna nel Sud, contrastare lo spopolamento dei piccoli centri, e finanziare anche l’attrazione o la permanenza dei giovani nelle terre di origine attraverso la destinazione dell’intero ammontare delle risorse alla promozione di assegni di ricerca, borse di dottorato e attrezzature per università delMeridione particolarmente impegnate in ambito tecnologico e scientifico.

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