Pensioni, la Cisl: "Via dal lavoro a 62 anni. Più indennizzi per giovani e precari"

Il leader Luigi Sbarra: il governo copra la disoccupazione involontaria. "I lavoratori a intermittenza di oggi saranno i poveri di domani"

"Non si può stare su una gru o sotto il sole nei campi fino a 67 anni. I lavori non sono tutti uguali: e, dunque, anche le pensioni non possono essere tutte uguali". È netto e immediato Luigi Sbarra, numero uno della Cisl, nel fissare uno dei cardini di quella che dovrà essere la nuova grande riforma delle pensioni del 2023.

Il grande cantiere che si aprirà nel 2023 sulla previdenza a che cosa dovrà portare?

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"Dobbiamo avviare il tavolo per una riforma complessiva delle pensioni che deve avere i caratteri della sostenibilità finanziaria, della flessibilità in uscita, della inclusività verso giovani e donne. La premier Meloni si è impegnata a discuterne con noi. Aspettiamo la convocazione del governo anche per fare chiarezza sulle tante ipotesi che in questi giorni circolano rispetto a quello che dovrà accadere il prossimo primo gennaio".

Partiamo dalla flessibilità in uscita: come dovrà essere? La Lega rilancia Quota 41. Voi puntate sui 62 anni come soglia di accesso: ma accettereste penalizzazioni?

"La soglia dei 41 anni di contributi a prescindere dall’età è per noi condivisibile, a patto di affiancarla a un’altra dimensione della sostenibilità: anagrafica. Bisogna restituire alle persone la libertà di uscire dal circuito produttivo a partire da 62 anni senza penalizzazioni. Va superato il meccanismo delle quote (come combinazione tra età e contributi) che penalizza chi ha percorsi professionali frammentati e precari e tratta tutti i lavoratori allo stesso modo. Così come serve la conferma strutturale l’estensione dell’Ape sociale per i lavori gravosi. Non si può stare, insisto, su una gru o sotto il sole nei campi fino a 67 anni. I lavori non sono tutti uguali".

L’altro grande capitolo riguarda le pensioni per i giovani che rischiano di essere "inesistenti" come ha sostenuto la stessa Meloni.

"I giovani e anche le donne sono i più penalizzati dal sistema contributivo puro, con il quale sono condannati a essere i pensionati poveri del futuro. Un dramma che dobbiamo scongiurare con un meccanismo di integrazione per chi, pur avendo versato contributi per anni, riceverà una pensione di importo molto basso a causa di lavori precari, frammentati, discontinui".

Quale è la proposta del sindacato per fronteggiare questo pericolo?

"È necessario tenere in considerazione i periodi di disoccupazione involontaria non indennizzata, e quindi non coperta da contribuzione figurativa, e i periodi di formazione che dimostrino la volontà del lavoratore a collocarsi nel mercato del lavoro. Accanto a questo, bisogna a riconoscere a fini pensionistici il lavoro di cura. Per le donne è necessario prevedere una riduzione del requisito pensionistico di 12 mesi per ogni figlio, senza pregiudicare il calcolo della prestazione, dando così un effettivo sostegno alla maternità".

L’altro pilastro, quello della previdenza complementare, rimane sempre sullo sfondo.

"E invece bisogna incentivare la previdenza complementare in tutti i settori privati e pubblici riducendo fortemente la tassazione sui fondi e prevedendo forme di silenzio-assenso all’adesione. I fondi complementare non possono essere tassati come fossero rendite finanziarie e andrebbero collegati a strumenti di democrazia economica che permettano ai lavoratori di orientarne la governance".

Il conto di tutti questi interventi rischia di essere elevato per le casse dello Stato. Come finanziare la riforma?

"Guardi, la riforma Fornero del 2011 ha portato alle casse dello Stato risparmi per decine di miliardi l’anno, a cui si aggiungono ingenti somme non utilizzate di Quota 100. Basterebbe utilizzare una parte di questi risparmi, procedendo anche a una separazione tra previdenza e assistenza per verificare la sostenibilità della riforma. Resta poi un principio di fondo: le basi di un sistema pensionistico più stabile ed equo si costruiscono nelle politiche del lavoro e di sviluppo, generando buona occupazione e crescita economica".

Un’ultima nota: come si sta muovendo il nuovo governo sul fronte della politica economica?

"Abbiamo apprezzato l’impegno della premier per una centralità del confronto con le parti sociali, sia sull’emergenza del caro bollette, sia sulla prossima legge di Bilancio. L’Aiuti Quater va visto in questa prospettiva: un provvedimento-ponte che proroga le principali misure di sostegno e che va migliorato, consolidato e stabilizzato in manovra. Nel merito, apprezziamo la scelta di aver innalzato la soglia di detassazione sui fringe benefit: una misura che può far ripartire consumi e valorizzare le relazioni industriali, a patto di darle stabilità anche oltre dicembre e di condizionarla all’esercizio contrattuale. Positivi anche lo stanziamento per il rinnovo del contratto per oltre un milione di lavoratori della scuola e il via libera alle concessioni energetiche vincolate a prezzi calmierati di vendita di gas. Adesso serve un confronto stabile e duraturo per realizzare obiettivi comuni".

Luigi Sbarra, 62 anni, è segretario della Cisl dal 3 marzo del 2021
Luigi Sbarra, 62 anni, è segretario della Cisl dal 3 marzo del 2021