Mercoledì 24 Aprile 2024

Pensioni d'oro, ricalcolo rischioso. L'altolà della Lega a Di Maio

Brambilla: "Così si finisce per colpire anche sotto i 4mila euro"

Matteo Salvini (Lapresse)

Matteo Salvini (Lapresse)

Roma, 7 luglio 2018 - Il taglio delle pensioni d’oro, con il ricalcolo delle stesse con il metodo contributivo, non va giù alla Lega. In discussione non è tanto l’obiettivo rilanciato a più riprese dal super-ministro Luigi Di Maio (una sforbiciata sulle prestazioni più elevate), ma lo strumento del riconteggio dei versamenti sostenuto dal presidente dell’Inps, Tito Boeri. «E’ una strada rischiosa – avvisa il professor Alberto Brambilla, l’uomo della previdenza del Carroccio – Non si possono cambiare le regole fissate dalla legge per i pensionamenti di venti o trenta anni fa con effetto retroattivo: meglio la soluzione del contributo di solidarietà sugli assegni più elevati».

Dopo il Pd e Forza Italia, dunque, anche nella Lega trova più di una perplessità l’ipotesi del ricalcolo e della riliquidazione delle pensioni d’oro per tagliare l’eventuale squilibrio tra prestazione e contributi versati. Nel mirino di Matteo Salvini e dei suoi esperti è principalmente il numero uno dell’Istituto previdenziale. «Il Presidente dell’Inps – spiega Brambilla – ha ipotizzato in più occasioni il ricalcolo e ha messo a disposizione dei 5 Stelle e di Di Maio questa soluzione. Ma la responsabilità dei rischi insiti in questa prospettiva è sua non del Ministro, perché è lui che guida l’Istituto previdenziale e che dovrebbe fornire le indicazioni tecniche in una materia così delicata». Non basta. «Il presidente dell’Inps – insiste l’esperto – dovrebbe occuparsi del funzionamento dell’Ente e dei suoi servizi invece di farsi promotore del taglio delle pensioni a danno di ex lavoratori che magari, come dirigenti, hanno pagato fior di contributi e di tasse: pensi che su uno stipendio di 200 mila euro i contributi arrivano a quota 66 mila euro».

Insomma, per la Lega, Boeri deve stare al suo posto e non dare consigli pericolosi a Di Maio. «Si era partiti – puntualizza Brambilla – dalle pensioni sopra i 5 mila euro netti mensili, poi si è scesi a 4 mila: il rischio che, per recuperare più risorse, si vada anche più giù c’è tutto. Ecco perché la strada del ricalcolo è completamente sbaglia. Si può e si deve seguire quella del contributo di solidarietà sulle pensioni davvero elevate e con la destinazione dei risparmi al fondo pensioni e, dunque, sempre a scopi e finalità interne al sistema previdenziale».

Sulla stessa linea incalza l’ex Ministro del lavoro del Pd Cesare Damiano: «L’obiettivo di Boeri è quello di ricalcolare le pensioni, tutte, non solo quelle d’oro, con il metodo contributivo. Questo potrebbe voler dire mettere in discussione l’assegno pensionistico di 15 milioni di pensionati colpevoli di avere una pensione calcolata con il metodo retributivo. Non stiamo parlando dei ricchi, ma degli operai. Del resto, il Presidente dell’INPS, al momento del suo insediamento, aveva già sostenuto questa tesi con un esempio preciso: il taglio delle pensioni superiori ai 3.500 euro lordi mensili con il ricalcolo».

«E’ davvero paradossale e incredibile – punta l’indice Brambilla – che Boeri nella relazione annuale di qualche giorno fa introduca il concetto di pensioni di privilegio: che cosa vuol dire? Che significa? Può un soggetto istituzionale dare un giudizio così politicamente rilevante rispetto a regole fissate 50 o 40 anni fa e che sono state alla base dei pensionamenti di migliaia di persone?».

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