Pensioni minime e non: di quanto aumentano da gennaio. Novità per le rivalutazioni

Due correzioni di rotta significative in arrivo sulla previdenza. Pressing di Forza Italia, ecco cosa potrebbe cambiare

Roma, 15 dicembre 2022 – I due nodi si scioglieranno nel giro delle prossime ore, ma il capitolo pensioni potrebbe cambiare con due correzioni di rotta significative: l’incremento delle pensioni minime fino a 600 euro per gli ultra75enni e la rivalutazione al 100 per cento degli assegni fino a 5 volte il minimo (circa 2.600 euro). 

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A spingere per le due modifiche sono principalmente Forza Italia per le minime e la Cisl per l’adeguamento più esteso dei trattamenti previdenziali al costo della vita. Ma vediamo nello specifico come potrebbero cambiare le due misure. 

Sommario

Aumento minime per ultra75enni 

Nella legge di Bilancio approvata dal governo è stata riconosciuta agli oltre 5 milioni di pensioni oggi a quota 525 euro mensili una maggiorazione straordinaria (ma transitoria) dell'1,5% per l'anno 2023 e del 2,7% per l'anno 2024 in aggiunta all'ordinaria rivalutazione annuale (già fissata al 7,3% per il 2023).  L’obiettivo è fronteggiare il caro-energia e il caro-prezzi che, per i redditi più bassi, è anche più oneroso che per i redditi più elevati. 

Il risultato è quello di portare le minime da 525 a poco più di 570 euro dal primo gennaio prossimo. La situazione cambierà se passerà la richiesta di Forza Italia di portare a 590 euro l’aumento, con l’obiettivo di raggiungere il traguardo dei 600 euro entro l’anno prossimo. Il traguardo, però, pare irraggiungibile per tutti, ma potrebbe passare la versione più limitata per i pensionati più anziani. 

Gli incrementi straordinari in discussione non saranno disponibili sul cedolino della pensione di gennaio 2023 ma saranno pagati a conguaglio dall’Inps tra marzo e aprile con gli arretrati. Perché l'ente previdenziale non ha potuto elaborare la novità in occasione del rinnovo annuo delle pensioni. 

Rivalutazione piena fino a 2.650 euro 

Il nuovo meccanismo previsto in manovra riguarda la piena rivalutazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il minimo; l'80% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 4 e 5 il minimo (invece del 90% attuale); il 55% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 5 e 6 volte il minimo (invece del 75% previsto a partire dagli assegni pari a cinque volte il minimo); il 50% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 6 e 8 volte il minimo; il 40% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 8 e 10 volte il minimo; il 35% per le pensioni complessivamente superiori a 10 volte il minimo. Il trattamento minimo Inps è oggi pari a 525,38 euro mensili lordi. 

La novità in arrivo comporterebbe il passaggio dal 90 al 100 per cento della rivalutazione per i trattamenti anche da 4 a 5 volte il minimo, fino a oltre 2.650 euro. Il risultato sarebbe un recupero da 450 euro all'anno per pensioni da 2.650 euro lordi al mese (1.600 netti).